Striscioni, cori, insulti e offese: Zaniolo, l’ultimo di troppi casi. Dai social agli stadi: fare pulizia

Il calcio è specchio del Paese e, spesso, la punta dell’iceberg di questa ferocia dei rapporti, del linguaggio, delle rivalità sportive che diventano battaglie dove sprigionare aggressività, volgarità, veleno fino ad esempi di disumanità in un climax ascendente di violenza verbale e non solo. Oggi parole, insulti, gestacci, cori, striscioni e gogne vengono rilanciate, condivise, commentate e amplificate sui social network. Nati come piazze virtuali e libere di pensiero, dibattito e opinione, stanno diventando arene senza regole e rispetto dove a prendersi spesso la scena non sono persone riconoscibili che parlano, discutono, si confrontano, ma sconosciuti dediti all’insulto coperti da nick name e falsi profili. Fedeli alla contrapposizione bellica: o sei con noi e sventoli la nostra bandiera senza se e senza ma (non è ammessa libertà di critica e pensiero) o sei contro di noi dunque nemico. E come definire il nemico? Ladro, servo, bugiardo, figlio di… Da screditare e a cui augurare, minacciando il più delle volte, qualunque cosa: la fine della carriera, la malattia, la morte. «Restiamo umani» è uno slogan molto in voga: quotidianamente disatteso. Che umanità hanno coloro che hanno esposto nella notte di venerdì davanti a Trigoria lo striscione “Zaniolo come Rocca, zoppo de Roma” accompagnando alle parole vili il disegno di una carrozzina? Un ragazzo di 20 anni, talento puro e sfortunato, già bersagliato di insulti alla mamma, la cui unica colpa è quella di essere forte e giocare per un’altra squadra. Cos’ha in corpo certa gente? A Trigoria ci sono le telecamere: la Digos indaghi, impegni uomini e trovi i responsabili. È stata una bravata? Che costi cara, magari non si ripeterà. Ma di esempi ce ne sono a fiumi, ogni settimana. Dai buu razzisti alle discriminazioni territoriali, da chi invoca tragedie aeree a chi si augura eruzioni del Vesuvio, da chi gode per un ponte crollato fino agli insulti alle madri. Gli autori di queste oscenità vengono spesso definiti leoni da tastiera quando si esprimono in rete o lupi nel branco quando sono negli stadi. Ma si fa un’offesa a leoni e lupi: animali fieri. Questa gente di fiero non ha nulla. Marmaglia di vigliacchi, ignoranti, violenti, mediocri: anime perse. Lo riporta La Gazzetta dello Sport.

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