“Stadio, il progetto si puó annullare”. Il legale M5S smonta il rischio causa

Il Messaggero (S.Canettieri – L.De Cicco) – La base in rivolta, la maggioranza spaccata, la sindaca Raggi costretta alla frenata. Il day after del (quasi) accordo tra Comune e privati per l’operazione Tor di Valle, che ha portato alle dimissioni dell’assessore Paolo Berdini, allarga la frattura all’interno dei Cinquestelle. E nel posizionamento interno delle varie correnti grilline, spunta un parere legale, commissionato dal gruppo M5S alla Regione Lazio, che smonterebbe la tesi del «rischio di cause milionarie» paventato ieri da Virginia Raggi. Secondo il parere pro veritate elaborato dallo studio Imposimato la pubblica utilità dell’opera riguarderebbe solo lo stadio e le infrastrutture, non il gigantesco complesso di negozi, uffici e alberghi che ci nascerebbe accanto. Quindi il Comune avrebbe tutto il diritto ad annullare la delibera.

L’ADUNATA – È quello che chiedono anche gli attivisti del M5S. Pronti a marciare, martedì prossimo, sotto il Campidoglio per consegnare alla prima cittadina una bozza di delibera che revochi la controversa operazione immobiliare voluta da James Pallotta e dal costruttore Luca Parnasi. «Virginia c’è posta per te», è il titolo dell’iniziativa, lanciata sui social. «Sulla vicenda stadio state prendendo una cantonata! – si legge nel documento che presenta la manifestazione – Non seguite quanto è stabilito nel programma e quanto dichiarato in campagna elettorale». Se il pressing sulla sindaca e gli altri consiglieri pentastellati non andasse a buon fine, gli attivisti sono pronti a portare la vicenda in tribunale. Con una doppia causa: penale e amministrativa, davanti al Tar. Poi c’è l’aspetto politico della decisione. «Se votano per il progetto Tor di Valle, che è una grande speculazione edilizia, si mettono moralmente fuori dal Movimento», dice Francesco Sanvitto, il presidente del Tavolo Urbanistica del M5S Roma. «Noi siamo sempre stati contrari al progetto – spiega – e lo abbiamo detto anche nell’ultima riunione del tavolo. Non si tratta di ridurre le cubature, la delibera sul pubblico interesse va proprio ritirata. Solo a quel punto può ripartire la trattativa con i privati per la costruzione dello stadio. Non serve lo spauracchio delle cause milionarie». Anche la maggioranza in Aula Giulio Cesare è spaccata. Una decina di consiglieri non vorrebbe «compromessi al ribasso», come il taglio minimal delle cubature del 20-25% prospettato dai privati ai rappresentanti del Comune nel vertice di martedì scorso. «Dobbiamo restare nei limiti del Piano regolatore», spiega una consigliera al termine del vertice di ieri. Significa che le cubature andrebbero sforbiciate di due terzi, per non oltrepassare i paletti del Prg. Pressata dalla base e dalla sua stessa maggioranza, anche la sindaca ieri è stata costretta, almeno pubblicamente, a smentire l’esistenza di un accordo con i proponenti. «Sullo stadio di Tor di Valle questa amministrazione non ha alcun accordo con la società», ha scritto ieri sul blog di Grillo. Dove ha ammesso che il progetto sognato dai privati, «ereditato dalla giunta Marino», comporterebbe una «eccedenza di edificazione del 70 per cento in più rispetto al Piano regolatore». Ma ha anche sostenuto, sostanzialmente, di avere le mani legate. «Essendo entrati in corsa, ci siamo trovati un iter quasi a conclusione che, in altre parole, significa: causa multimilionaria all’orizzonte».

IL DOCUMENTO – Una tesi smentita, in realtà, proprio dal parere legale richiesto dal gruppo M5S in Regione e di cui si è discusso ieri in Campidoglio. Il documento specifica che la legge consente all’amministrazione di effettuare «una nuova valutazione dell’interesse pubblico originario» del progetto, come stabilito anche da una sentenza del Consiglio di Stato. In questo caso, si legge, «non scatterebbe neanche l’indennizzo». Dal parere redatto dallo studio Imposimato quindi si evince chiaramente che è nella piena facoltà dell’amministrazione comunale ritirare il progetto, considerando che l’iter di approvazione non si è ancora concluso e che la conferenza dei servizi è ancora in corso. Alla scadenza mancano ormai due settimane: entro il 3 marzo, se vuole far sopravvivere il progetto, il Campidoglio dovrebbe riuscire ad approvare, in Giunta e in Consiglio, la variante al Piano regolatore.

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