Stadio della Roma, Tor di Valle resta la prima scelta ma toccherà al nuovo sindaco

Il Tempo (F.M.Magliaro) – Che si potesse votare a Natale lo Stadio della Roma era una possibilità remota, tranne che per Virginia Raggi. Che al voto non ci si sarebbe mai andati nei giorni a ridosso delle feste era chiaro già dalla ripresa dei lavori dopo la pausa estiva, con il limbo burocratico che ha inghiottito il progetto Tor di Valle. Il CEO della Roma, Guido Fienga, ha incontrato la Raggi. A metà gennaio è prevista la firma del preliminare di vendita fra la Eurnova di Luca Parnasi e la CPI di Radovan Vitek e a febbraio il rogito finale, atto che conclude la lunghissima pratica di acquisizione da parte dell’immobiliarista della Repubblica Ceca dei cespiti di azienda di Parnasi.

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Una decina di giorni fa, dopo che più volte l’ufficio del Sindaco aveva sollecitato un incontro, il Ceo romanista è andato a Palazzo Senatorio. Formalmente per gli auguri di Natale anche perché lo stesso Fienga non si è mai occupato di Stadio e, dal 1 gennaio, nella Roma arriverà dal Ministero delle Finanze il vicecapo di Gabinetto, Stefano Scalera, proprio per gestire il dossier dell’impianto. Ovviamente, auguri a parte, si è parlato anche di Stadio e, in un incontro a due, Fienga avrebbe ribadito che Tor di Valle è e rimane la prima scelta della Roma, ma che le indecisioni e le lungaggini burocratiche, le liti fra Regione e Comune e l’impasse in cui da molto è finito il progetto non aiutano di certo: cambiano i parametri economici e i valori sul terreno e al momento sono in corso delle riflessioni. I Friedkin non hanno fretta e preferiscono aspettare (a differenza di Pallotta) e valutare le scelte con maggior freddezza. Se andrà bene per tutti la Roma resta su Tor di Valle. Non esistono alternative: il Flaminio, che ciclicamente rispunta come ipotesi, non è mai stato preso in considerazione dal club giallorosso, anche perché sarebbe la proprietà, cioè il Comune, a dover fare il primo passo. Cosa che non è mai avvenuta. E qualunque altra area – dai sempreverdi Tor Vergata a Fiumicino – richiederebbe comunque tempi lunghi per poter essere presa seriamente in considerazione. Le probabilità che il dossier vada al voto prima delle elezioni comunali che eleggeranno il successore della Raggi sono praticamente pari a zero. Nei giorni scorsi, il Campidoglio ha spedito una email normale, non una posta certificata, con una serie di risposte sul problema della Roma-Lido di Ostia. Il 5 agosto scorso, nel mezzo delle discussioni fra Comune e Regione su come usare sulla Roma-Lido i 45 milioni di euro che la Roma pagherebbe come parte cash delle tasse, il vicedirettore generale del Comune, Roberto Botta, ha troncato le discussioni per la necessità del Campidoglio di andare in Giunta. Per cui, la Regione si è fermata e la Giunta Raggi ha approvato, il 7 agosto, un testo di accordo unilaterale.

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Da quell’impasse non si è più usciti. Da allora, a parte una prima videochiamata e poi questa ultima email non c’è altro. Politicamente la Regione non ha alcun interesse a muovere le acque. Almeno fino a che non si sarà chiarito il quadro politico per le elezioni comunali. Tutto questo, alla fine, si tradurrà in una lunga attesa delle elezioni senza che il dossier sia completo per il voto. Tuttavia, qualora l’impasse si sbloccasse, la Raggi dovrebbe fare i conti con la perdita di due voti: la consigliera comunale Simona Ficcardi ha infatti annunciato di aver depositato una mozione per chiedere lo stop di tutto l’iter del progetto. Cofirmatari, Stefano Fassina e Agnese Cutini. Dettaglio: sia la Cutini che la Ficcardi votarono a favore della delibera Raggi sul pubblico interesse allo Stadio nel giugno 2017. Il cambio di rotta significa che la Raggi perde due voti favorevoli e che le due consigliere, qualora fosse, dovranno anche giustificare in modo puntuale il voto in dissenso da se stesse oppure rimanere opportunamente fuori dall’Aula.Nei giorni scorsi si è diffusa la notizia di una specie di “dimissione” di Vitek dalla sua azienda, la CPI. In realtà il comunicato aziendale originale parla solo della rinuncia di Vitek e della moglie al ruolo dirigenziale nel board da cui, peraltro, si era già allontanato. Ma rimane proprietario dell’azienda e al timone della stessa. A metà gennaio è stato fissato il preliminare di vendita di Tor di Valle: con il versamento di quei soldi che consentiranno a Parnasi anche di rientrare del pignoramento in atto e di chiudere tutte le pendenze con i creditori, da Papalia agli altri. E per febbraio è prevista la chiusura del tutto con la firma del rogito dal notaio.

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