Il tema degli stadi e delle lungaggini burocratiche continua a essere al centro del dibattito politico-sportivo. Intervenuto durante l’Ukraine Recovery Conference, il ministro per lo Sport Andrea Abodi ha chiarito i contorni della figura del commissario per i nuovi impianti, spiegando il motivo della sua introduzione e il ruolo strategico che avrà anche per il progetto del nuovo stadio della Roma.
“Il commissario sarà un tecnico, perché è questo il profilo che serve per garantire la velocizzazione dei processi amministrativi e tradurre i linguaggi dell’amministrazione pubblica in funzione degli interessi legittimi dei privati, che sono poi i club promotori dei progetti”, ha dichiarato Abodi ai microfoni dell’Agi. Secondo il ministro, l’ascolto delle competenze tecniche è fondamentale, al punto da sottolineare con ironia: “Io stesso sono un ministro tecnico, e forse dovrei ascoltarmi da solo”.
La necessità di questa figura è nata dall’esperienza: “Se siamo arrivati all’idea del commissario, è perché dopo vent’anni ci siamo resi conto che senza è tutto tremendamente più difficile”, ha spiegato Abodi. I tempi stringono: entro ottobre 2026 la FIGC dovrà indicare cinque stadi in vista degli eventi sportivi internazionali, e tra aprile e maggio 2027 dovranno partire i cantieri. Da qui l’impegno del governo, in sinergia con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, per mettere in campo strumenti finanziari ad hoc, così da sostenere la realizzazione delle opere nel rispetto delle scadenze.
Un passaggio chiave è arrivato proprio sulla situazione del nuovo stadio della Roma: “Il commissario sarà a disposizione anche per quello, in piena collaborazione con le amministrazioni locali”, ha assicurato Abodi, precisando che lo schema operativo prevede che i sindaci delle città siano i sub-commissari.
Un messaggio chiaro che lascia intravedere un’accelerazione importante su uno dei dossier più attesi dal tifo giallorosso e da tutto il calcio italiano.