Stadio, Atac, Comune: la rete delle banche sul futuro di Roma

La Repubblica (D.Autieri) – Dallo stadio della Roma alla Fiera, dalla Festa del Cinema al Maxxi, dall’Atac all’Ama fino al Campidoglio, con i suoi conti traballanti e lo spettro incombente di un debito insostenibile, il peso delle banche è sempre più decisivo nelle partite che contano. La vicenda stadio e le esposizioni debitorie nei confronti di Unicredit del suo primo sponsor industriale, il costruttore Luca Parnasi, hanno riportato alla ribalta il ruolo della banca nella Capitale, vera e propria spalla finanziaria di operazioni altrimenti traballanti come quella che ha garantito alla holding Investimenti il sostegno finanziario necessario per la costruzione della nuova Fiera di Roma. Ma gli interessi di Unicredit in città, complici naturalmente le eredità lasciate da Capitalia e prima ancora da Banca di Roma, sono solo una parte di una presenza bancaria che – per via della debolezza politica e della incapacità industriale di tanti manager che guidano le partecipate locali – è divenuta essenziale per la sopravvivenza del sistema. La prima questione che interessa il Campidoglio è quella delle banche tesoriere, gli istituti che gestiscono i conti e la liquidità del Comune di Roma.

L’ultimo affidamento a gara risale al periodo 2011-2015 quando l’incarico è stato assegnato a Unicredit, Bnl e Monte dei Paschi di Siena. Il commissario Tronca, al suo arrivo, lanciò una nuova gara per il rinnovo del servizio fino al 2020 che andò deserta. Questo perché le banche sono sempre meno interessate a gestire questi servizi per i comuni, rischiosi e poco remunerativi. Attualmente l’appalto è stato prorogato per la seconda volta ai tre istituti, ma la legge impone alla giunta Raggi di muoversi in fretta e indire una nuova gara. I conti del Comune, come quelli delle sue controllate, chiamano in causa in modo decisivo le banche. Oltre al Campidoglio, le società partecipate hanno accumulato esposizioni record attraverso contratti di mutuo che faticosamente rinegoziano di volta in volta. L’ultimo salvataggio è quello di Unicredit che – come spiega Giovanni Forestiero, il capo del centro Italia della banca, nella sua intervista – ha rinegoziato il debito di Investimenti (la holding che controlla la nuova Fiera di Roma) per evitarne il fallimento. Continuando a scorrere la lista delle principali aziende, nel bilancio 2015 (l’ultimo depositato) l’Atac dichiara di aver maturato 170 milioni di euro di debiti verso le banche. Il principale contratto risale al 2013 quando un pool composto da Unicredit, Intesa SanPaolo, Monte Paschi e Bnl prestò all’istituto 182 milioni di euro. I termini previsti per la restituzione di quei soldi sono già scaduti e rinnovati più volte. L’ultimo rinnovo porta la data ultima al dicembre 2019, una boccata d’ossigeno per l’azienda dei trasporti.

Come l’Atac, anche l’Ama si è indebitata pesantemente con le banche. Nella municipalizzata dei rifiuti i mutui contratti arrivano addirittura a 542 milioni di euro, di cui 250 sono prestiti a breve termine, da restituire entro 12 mesi. In questo caso le banche sono più o meno le stesse: Unicredit, Monte Paschi, Bnl e – al posto di Intesa – Bps. Sulla vicenda Ama la più esposta è Bnl che da sola detiene una fetta consistente della massa debitoria. L’istituto, controllato dalla francese Bnp Paribas, occupa tradizionalmente un ruolo centrale nella capitale. Non solo di sostegno al sistema finanziario, ma anche di vicinanza al mondo dello sport e della cultura. Bnl è infatti il title sponsor degli Internazionali di Tennis di Roma, divenuto il più importante torneo di terra rossa dopo il Roland Garros (200mila spettatori e 11 milioni di incassi nel 2016), è dal 2006 main partner della Festa del Cinema di Roma, sostiene la Fondazione Santa Cecilia, ha attivato una partnership con il Maxxi, oltre a una serie di altre attività di interesse cittadino portate avanti attraverso la Fondazione Bnl.

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