SOS, la Roma non sa più segnare

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La Gazzetta dello Sport (M.Cecchini – D.Stoppini) – A forza di provare a capire se la coperta della Roma sia lunga o corta, magari ci si accorge che il nodo vero è molto più tattico, molto più di campo che di scrivania. Perché hai voglia a chiederti perché Dzeko non fa gol. Hai voglia ad applaudire perché sei uscito dal San Paolo senza aver incassato reti. Hai voglia a ricordare la prima Roma di Garcia: pure quella concedeva poco o niente all’avversario, ma condiva il tutto con una produzione offensiva importante. Quella Roma non c’è più. E se Pjanic dice che «in avanti occorre fare di più, dobbiamo lavorare per ritrovare il gol che ci è mancato nelle ultime partite», vuol dire che una spia s’è accesa, che più di un allarme è scattato, che se hai capito come difenderti rischi pure di aver dimenticato come si attacca. L’equilibrio s’è perso, s’è persa la Roma, rimasta al derby dell’8 novembre: da allora, in campionato, solo tre gol, di cui due rigori a Bologna e una punizione di Pjanic a Torino che neppure era un tiro in porta. Non sa più come segnare (solo un gol nelle ultime quattro partite in assoluto), non sa più come tirare se è vero che al San Paolo giusto De Rossi a gioco fermo è riuscito a mandare un pallone nello specchio di Reina.

SALAH DOLORANTE – Lancio di Nainggolan per Gervinho, Basta beffato, Marchetti pure, derby vinto e un pieno di fiducia per il prossimo futuro. Trentasei giorni dopo, quello alla Lazio resta l’ultimo gol su azione della Roma in campionato. Non lo è in assoluto solo perché in Champions nel conto va inserita la rete dell’1-6 di Dzeko a tempo scaduto, al Camp Nou. Il resto è noia. È, come ormai certificano anche i numeri, lo zero assoluto senza Gervinho. E verrebbe da dire pure senza Salah, lontano parente — per motivi fisici — del giocatore che inventava da solo azioni da rete a ripetizione. L’egiziano tra l’altro è uscito dal S. Paolo ancora dolorante alla caviglia destra, quella maltrattata da Lulic al derby: situazione da monitorare.

A CACCIA DI EQUILIBRIO – Dice Rudi Garcia che «l’autostima c’è». Dice pure che a Dzeko non si poteva chiedere di più in fase offensiva. In effetti, a mettersi nei panni del bosniaco, verrebbe da chiedersi il perché di tutte le critiche ricevute per i pochi gol segnati in campionato. L’esercizio di grande umiltà pre Bate Borisov — «è tutta colpa mia se non segno» — fa onore a Dzeko ma non sposta il cuore del problema. Ecco il lavoro al quale è chiamato ora Garcia: ridare equilibrio alla Roma. Riuscire a ricostruire una squadra in grado di rendersi pericolosa senza concedere palle gol a chiunque. La scelta di abbassarsi a Napoli vale come presa di coscienza del momento, ma pure come un’ammissione di inferiorità. E un invito al lavoro a Trigoria, ma a quello ci ha già pensato Pjanic.

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