Sì allo stadio. Un altro mese e poi il via

Corriere dello Sport (M.Evangelisti) – Alla Regione Lazio sanno già tutto. Lo sapevano anche prima, naturalmente, ma adesso lo sanno in via ufficiale. La Roma, o meglio la società Eurnova, quella attraverso la quale il costruttore Luca Parnasi si occupa del nuovo stadio, ha chiesto la famosa proroga alla conferenza dei servizi. Una proroga «non inferiore a giorni trenta», è specificato nella domanda. E’ l’ultimo rinvio possibile per l’attuale versione della conferenza. Che si riunirà comunque domani, ma invece di stabilire se lo stadio della Roma a Tor di Valle si possa o non si possa fare deciderà, salvo sviluppi altamente improbabili, di aggiornarsi di qui a un mese (o anche a 45 giorni, se a Roma e Comune servisse più tempo per formalizzare l’accordo raggiunto). La richiesta va motivata e nella lettera sono toccati tre punti che richiedono approfondimento: il vincolo posto dalla sovrintendenza del ministero dei beni culturali sulla tribuna del vecchio ippodromo, le questioni di sostenibilità ambientale che pretendono documentazione integrativa; e, vero pilastro della scelta di rallentare ad arte la procedura, la novità del compromesso sulle cubature (ridotte da 1.200.000 a 597.000) con l’amministrazione di Roma.

RAGIONAMENTI – Bisogna chiarire i punti chiave del nuovo progetto e integrare il tutto con la delibera di interesse pubblico emessa dalla giunta precedente, guidata da Ignazio Marino. Non è semplice, però gli uffici comunali sotto la spinta del Movimento 5 Stelle – diventato principale spalleggiatore del progetto – ci si sono messi di lena. E hanno avvertito la Regione delle loro intenzioni, modificare la delibera Marino senza stravolgerla, in maniera da portare avanti l’iter così com’è. E’ appunto su questo che, al termine della proroga, la conferenza dei servizi dovrà ragionare: se, nonostante il ritocco alle opere pubbliche previste, sia possibile dal punto di vista giuridico-amministrativo considerare il nuovo piano una semplice variazione sul tema dell’altro oppure se l’interesse pubblico come lo intendeva la giunta precedente sia venuto meno. In quest’ultimo caso niente di irreparabile: il Comune vota ancora, si apre una conferenza dei servizi nuova, presumibilmente rapida, e si sono persi di tre o quattro mesi, non di più. Ma è uno scenario che l’asse Roma-Comune vuole evitare come il digiuno: a parte l’impossibilità in tal caso di aprire i cantieri dopo l’estate, come il club desidera, c’è il timore di un possibile cambiamento repentino del panorama politico. Si è espresso anche il presidente della Federcalcio, Carlo Tavecchio: «Credo sia stata un’ottima scelta la mediazione tra gli interessi privati e quelli del Comune. Auguro alla Roma di arrivare a realizzare quanto prima un asset tanto importante». Questo stadio trova un tifoso dopo l’altro.

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