Serve autocritica per risanare i rapporti in crisi

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Il Messaggero (M.Caputi) – Preliminari di Europa League, 25 agosto 2011: dopo la sconfitta all’andata per 1 a 0, gara di ritorno decisiva con lo Slovan Bratislava, 47.302 spettatori. Roma-Bate Borisov, 9 dicembre 2015: confronto determinante per la qualificazione agli ottavi di Champions League, 29.489 spettatori, per giunta fischianti nonostante l’obiettivo raggiunto dopo ben 5 anni. In questo arco temporale, dalla prima esperienza europea dell’era americana all’ultima, qualcosa è cambiato e in questi due dati c’è la fotografia di come sia mutata la passione del popolo giallorosso nei confronti della “propria” Roma.

E’ una brutta storia, il problema c’è e si sente, non solo dentro lo stadio. Invece di cercare colpevoli fuori da Trigoria, la società dovrebbe interrogarsi su dove e cosa ha sbagliato. Un po’ di autocritica non guasterebbe, aiuterebbe a capire come risanare un rapporto in crisi, senza l’inutile caccia alle streghe che ormai da tempo è in corso. La critica e il dissenso non sono un’esclusiva della città di Roma, appartengono a tutti quando i risultati mancano o le prestazioni sono scadenti. Del resto, basta andare a guardare le rassegne stampa degli ultimi mesi per constatare, tanto per esempio, che perfino Juventus e Real Madrid hanno subito critiche feroci dopo aver vinto 4 scudetti di fila o la Champions League. A fronte di questo gli attacchi rivolti amedia e tifosi da parte della società, come gli slogan del tecnico prima delle gare, stonano e aumentano le distanze. Il distacco attuale va oltre i risultati, altrimenti, dopo una qualificazione, non sarebbero arrivati i fischi. A Trigoria prima o poi ne dovranno prendere atto.

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