Una sentenza chiamata Higuain. L’uomo delle notti speciali

La Stampa (G.Zonca) – Il gol che decide più di un pezzo di stagione, visto allo Stadium sembra al rallentatore. Colpa di Higuain che a un certo punto catalizza l’attenzione, ben prima di tirare in rete e quando il pubblico ormai già sa che lo farà. È l’effetto moviola in diretta che ti dà la sua serialità e non c’entra con la Var, anche perché il fiuto dell’argentino è molto più tecnologico del replay in 3D: è praticamente infallibile. Quando resiste a De Rossi l’intenzione è chiara, quando evita Manolas il tempo si dilata, il sinistro è plastico, l’azione implacabile e lui ovviamente segna. E si quieta, quasi si defila. Cerca e trova subito la combinazione della partita, poi la lascia correre agli altri. Soddisfatto.

Colpo essenziale – Tre tiri all’inizio di Juventus-Roma e tutti nello specchio della porta, ovviamente gol incluso. Prova di una determinazione che negli incroci importanti non gli manca mai. La Fiorentina all’inizio del campionato, il Napoli che in teoria cercava rivincita, il Toro arrivato al derby tirato a lucido. Rivali ambiziosi giustiziati dal Pipita con una freddezza assoluta. Un’essenzialità rara. Pochi fronzoli, sinistri micidiali, intuizioni, pressioni sui rivali, soprattutto l’avversario nel mirino perché è chiaro che vive le sfide importanti in modo diverso e dopo i 36 gol con il Napoli l’anno scorso forse i numeri gli interessano meno. Gli interessa dettare legge, la sua. Per questo si è spostato, ha cambiato squadra e orizzonti e anche metodo. Non spreca energie, parole o gesti, è concentrato sull’obiettivo, affamato di gol che lo saziano. Non più la quantità, piuttosto l’intensità. Gli interessa strozzare il risultato.

L’istinto del bomber – Dopo il primo tentativo si mette le mani sulla faccia, tira le guance e allarga gli occhi in una smorfia da cartone animato. Perde la pazienza come se le avesse provate tutte, da ore, e invece il gioco è appena iniziato, la gara è freschissima, tutta da scrivere, solo che lui ha già deciso il finale. È un calcolatore e gli piace pure l’idea, come tutti i predatori vuole migliorarsi ogni volta e contro la Roma ha fretta. Per questo quando l’opportunità si ripresenta ci mette il fisico. Imposta l’azione di prepotenza e la chiude con classe. Buffon riassume così: «Fantastico, non credo ci sia altro da dire». Poi il portiere fa i complimenti anche agli altri, a Mandzukic che «ha speso tanto», a Dybala, «un grande». Però «fantastico» è altro. Fantastico è il giocatore che ha il potere di tirarsi dietro uno stadio: nell’istante in cui prende la posizione i tifosi si proiettano dietro la palla, la anticipano, si spingono al limite dell’equilibrio per accompagnare un tiro che sa di gol. E lo diventa. È una dimensione diversa, uno spazio alterato e non è esclusivo, succede con tutti i giocatori speciali: a questo punto non sono rimasti in molti a credere che Higuain non lo sia. Il più pagato, il più caro, il più cliccato su Google nel 2016 ma non è questo che lo rende speciale, è la sua voglia di gol. Di quelli che si è messo in testa di segnare. In certe partite lui va a caccia, con il suo istinto da attaccante puro.

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