Per sbloccare lo stadio a Tor di Valle la Roma chiede un’altra proroga

Il Corriere della Sera (A.Arzilli) – «Vediamo il progetto definitivo e capiamo quali infrastrutture si faranno e quali non si faranno». Sulla questione posta da Luigi Di Maio si gioca l’interesse pubblico dello stadio della Roma. Ed è esattamente su questo che il Campidoglio lavora, sulla ricerca della formula tecnico-legale che consenta di rivoluzionare la delibera Marino, cioè di riscrivere sia il monte dimezzato delle cubature sia di spezzare in due fasi la realizzazione delle opere pubbliche confermate, e mantenere l’interesse pubblico dell’opera per restare nell’alveo della Conferenza dei servizi in corso.

Un cunicolo strettissimo percorribile solo attraverso una modifica della delibera Marino. Infatti «è intendimento dell’Amministrazione capitolina di procedere alla ridefinizione dell’interesse pubblico» approvato nel dicembre 2014 dalla giunta Marino «con particolare riferimento all’individuazione delle opere pubbliche», è scritto nella lettera inviata ieri mattina da Eurnova alla Regione Lazio con la richiesta di una «sospensione di 30 giorni» della Conferenza. Domani la richiesta sarà accolta senza problemi. Contestualmente la Roma e Parnasi porteranno in Comune il rendering e il nuovo dossier «dimezzato» sul progetto stadio. La Ragione, che raccoglie i pareri dei vari enti al tavolo, mantiene il profilo «collaborativo» in attesa di esaminare le nuove planimetrie, venerdì.

Nella lettera di Eurnova sono elencati tutti gli ostacoli da superare per ottenere il nullaosta a costruire. Il primo punto è sul rapporto dei proponenti con il Campidoglio e, dopo l’accordo politico, il nodo è di fatto già sciolto: i tavoli tecnici e legali continueranno, ma intanto hanno portato il Comune a ritirare il parere non favorevole del primo febbraio e ad attivare gli Uffici sulla «correzione» della delibera Marino. In secondo luogo c’è l’iter avviato dalla Soprintendenza Mibact, ente a latere della Conferenza, a tutela dell’ex ippodromo: Roma e Parnasi hanno a disposizione 80 giorni per risolvere la grana, altrimenti sarà ricorso al Tar e i tempi si dilateranno a dismisura. A questo c’è da sommare il parere (negativo) della Soprintendenza sull’area di Tor di Valle. Pare un verdetto definitivo. Ma un modo per aggirarlo c’è: il sì all’opera della Presidenza del Consiglio, che è seduta al tavolo, supera il no della Soprintendente Margherita Eichberg. Nel caso, però, l’annullamento dei vicoli contro il parere dell’ente preposto a metterli sarebbe clamoroso.

Al terzo punto c’è poi la richiesta della Regione: «Motivi ostativi alla pronuncia favorevole di compatibilità ambientale», è sulla lettera. Ma Eurnova già lunedì ha fornito una risposta inviando parte della documentazione necessaria.

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