La Gazzetta dello Sport (A. D’Urso) – La Roma vede due cartelli stradali che indicano direzioni opposte: a sinistra c’è scritto “Champions”, a destra una (probabile) nuova rivoluzione in vista con Daniele De Rossi punto fermo. Due scenari diversi: il primo esaltante per definizione, il secondo intrigante nel medio-lungo periodo. Perché la squadra e il club di Dan e Ryan Friedkin si giocano allo stesso modo il futuro in pochi giorni. E per capire fino in fondo l’importanza della sfida di Bergamo con l’Atalanta per l’Europa che conta, occorre affrontare con la stessa sensibilità l’aspetto sportivo e quello contabile del club, che racchiude in sé la programmazione e la possibilità di nuove spese e ingaggi da grande per ridurre il gap con Inter, Milan e Juve.
La strada che porta alla Champions dall’Europa League appare complicata, se non già compromessa. Ai giallorossi serviranno domani almeno due gol per andare ai tempi supplementari ed eventualmente ai calci di rigore, mentre per essere sicuri della finale a Dublino dovranno al vincere alla BayArena con tre o più gol di differenza. Impresa titanica, ma De Rossi giocherà il match con il meglio di cui dispone (a partire da Lukaku), consapevole comunque che la vera finale per la Champions la giocherà domenica a Bergamo.
E seguendo con la fantasia l’ambita direzione del “bivio” giallorosso, l’eventuale ingresso nella Champions più ricca di sempre (distribuirà 2,5 miliardi di curo alle 36 squadre qualificate) significherebbe per le casse societarie un introito di partenza di 18,62 milioni di euro, cui si aggiungerebbero i premi per ogni partita, in particolare 2,1 milioni per una vittoria e 700 mila euro per un pareggio. Oltre ovviamente a tutte le altre voci in entrata che vanno dagli incassi allo stadio al merchandising. Una catapulta, insomma, per rilanciare la Roma in un’altra dimensione.