Roma, Spalletti l’unica novità

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Il Messaggero (U.Trani) – Di nuovo, anche se da queste parti c’è già passato e restandoci per 4 anni, c’è solo Spalletti. Perché la Roma, ancora a digiuno di successi nel 2016, è sempre la stessa. Pure senza Garcia è incapace di eliminare i vecchi difetti che l’hanno allontanata dal vertice della classifica: il Napoli primo è a più 9, la Juve, prossima avversaria nel posticipo di domenica, a più 7. Rimane, invece, di 5 punti la distanza dal podio Champions (è la missione aziendale) dopo il pari interno contro il Verona ultimo che, pur senza essere riuscito a vincere nessuna delle 20 gare di campionato fin qui giocate, ha pareggiato due volte contro i giallorossi.

PERICOLOSAMENTE RECIDIVA – La Roma, dunque, è come se non abbia proprio la forza per riaccendersi. Perché il film visto nel pomeriggio dell’Olimpico ha avuto la trama di tanti altri incontri. Anche il finale è stato identico, ancora con la disapprovazione del pubblico che è sempre più disamorato e distaccato. La gente si annoia o addirittura non si presenta allo stadio. L’ultima prestazione è uguale a quelle che l’hanno preceduta: il gol meritato per passare in vantaggio, l’ennesima rimonta subita (ora sono 5 per 10 punti buttati: il Verona si aggiunge al Bologna, al Torino, al Chievo e al Milan), l’8° pari (il 3° di fila) e soprattutto il nuovo black out dopo mezza partita. Nelle ultime 11 gare i giallorossi hanno vinto solo 1 volta (8 pareggi e 2 sconfitte). Raccolto misero per gli investimenti fatti (e gli ingaggi concessi) dalla proprietà Usa. La rosa, pesata di nuovo contro i gialloblu, ha confermato di essere incompleta e male assortita. Ma il 5° posto rimane inaccettabile. A prescindere dagli errori, ben distribuiti in campo e fuori.

ESPERIMENTI IN CORSO – Spalletti ha cercato di incidere al primo tentativo. Non c’è riuscito. Affrontando l’ultima della serie A, salita a 9 punti, avrebbe solo voluto vincere. Per avere la spinta del risultato nel lavoro quotidiano. E, guardando lo scorrimento del match, bisogna dargli atto che ci ha almeno provato. Perché, contando le chance, la Roma ne ha costruite di più del Verona. Ha colpito 2 pali, con Dzeko e Salah, guarda caso i giocatori che meno hanno aiutato la squadra proprio per le gaffe fatte davanti al portiere Gollini. Ma mai si è comportata da squadra. I giallorossi, pure al nuovo insegnate, hanno ribadito di essere fragili e disordinati tatticamente, fisicamente e, in qualche interprete, mentalmente. Chiaro, comunque, l’obiettivo dell’allenatore: trasmettere loro di essere presente in panchina. Di volerli aiutare, mettendoli nelle condizioni migliori per la sopravvivenza in questo periodo critico. Ha cambiato tanto, durante il match. Per non fargli alzare bandiera bianca nelle fasi cruciali. Il gruppo ha però risposto in modo discontinuo e non è andato a dama.

COPIONE STRAVOLTO – Il sistema di gioco di partenza, il 4-2-3-1 con Pjanic regista e Nainggolan trequartista, è durato 14 minuti. Spalletti è passato presto al 3-4-2-1, con Torosidis e Castan sentinelle accanto a Manolas e Nainggolan sulla linea di Salah alle spalle di Dzeko, per dare più riferimenti ai suoi calciatori contro il 3-4-3 di Delneri. Szczesny è stato bravo su Wzsolek, ma la Roma ha prodotto di più grazie a De Rossi e Pjanic. In pochi secondi, sul finire del primo tempo, il palo di Dzeko e 1° gol stagionale di Nainggolan (16° marcatore, 15° in campionato). Dopo l’intervallo, l’improvvisa scena muta. Come è spesso accaduto nell’ultimo periodo. Squadra fiacca e smarrita, lunga e vulnerabile. Delneri, inserendo Fares e Halfredsson, ha virato sul 4-1-4-1 e ha subito spaventato Szczesny, decisivo ancora su Wzsolek e graziato dal palo sull’iniziativa di Rebic. Spalletti, per parare la mossa, è tornato al 4-2-3-1. Salah, dopo aver colpito il palo, ha sprecato però l’occasione per chiudere la gara e il Verona ne ha approfittato. Castan ha steso Wzsolek e Pazzini ha trasformato il rigore del pari.

STRATEGIA DA TECNICO – Spalletti ha letto la gara da allenatore. Ha tolto il brasiliano in difficoltà, dentro Ruediger. Chi lo rimprovera per aver mandato Castan allo sbaraglio non ha capito la sua scelta. Lo ha dovuto provare in partita: l’allenamento è un’altra cosa. Il secondo cambio, Iago Falque per Torosidis e con Florenzi arretrato da terzino, per l’assalto conclusivo. Ma Dzeko si è pappato altri 2 gol e il piano è saltato. E la qualità, nel palleggio e nella finalizzazione, non ha fatto la differenza. Il percorso è appena cominciato.

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