E a Roma Olimpica l’endorsement diventa un caso

roberto giachetti

La Gazzetta dello Sport (A. Catapano) – Giachetti o Raggi? No, per un giorno la domanda che a Roma rimbalza dappertutto è un’altra: Olimpi­adi sì o Olimpiadi no? Potere di Francesco Totti e del suo endor­sement olimpico, che presto di­venta un caso politico, monopo­lizzando il confronto tra la can­didata grillina (contraria) e lo sfidante democratico (favore­vole): «Avere una visione lungi­mirante per il futuro di Roma si­gnifica perseguire obiettivi im­portanti, tra questi c’è la candi­datura alle Olimpiadi – dichiara il capitano romanista all’ora di pranzo —. Roma deve tornare ad essere una capitale mondiale e solo lavorando tutti insieme con passione e determinazione per portare qui i Giochi del 2024 si può garantire una pro­spettiva di sviluppo concreto al­ la città e alle future generazio­ni. L’ho detto e lo ripeto, da ro­mano e romanista io sarò sem­pre orgogliosamente a favore delle Olimpiadi a Roma». La di­scesa in campo del numero die­ci, studiata con Coni e Comitato promotore (ieri impegnato in una lunga e serrata videoconfe­renza con la Commissione di valutazione del Cio), fa discute­re, pure nel giorno del rinnovo contrattuale. È un favore a Gia­chetti, che immediatamente lo rilancia: «Totti dice “io voto per il candidato che è favorevole al­le olimpiadi” perché si rende conto di quanto sia importante un appuntamento del genere. Non è un endorsement per me, ma per Roma», dichiara il can­didato dem. La polemica mon­ta, in serata Totti precisa che «sono semplicemente accanto a Roma 2024. La politica non c’entra e non mi piace esserne strumentalizzato».

STANATI – Comunque sia anda­ta, l’uscita di Totti ha il merito di stanare sull’argomento i grilli­ni. Proprio così. Di fronte alla presa di posizione del campio­ne, tanto amato a Roma da po­ter spostare più di qualche voto, non può restare indifferente né intransigente nemmeno chi va al ballottaggio con oltre dieci punti di vantaggio. Così, sull’ar­gomento «candidatura olimpi­ca» arrivano le prime timide aperture grilline. Prima di Ales­sandro Di Battista, pungolato a Otto e mezzo: «L’iter della candi­datura è già avviato e noi non abbiamo mai detto di volerlo stoppare. Semplicemente, in questo momento per noi Roma 2024 non è un tema, prima dob­biamo pensare all’ordinario». Qualche minuto più tardi la candidata Virginia Raggi a Bal­larò è più dura: «Totti è un gran­dissimo sportivo e un campione di caratura mondiale, è logico che sostenga la candidatura olimpica. Ribadisco: noi non siamo pregiudizialmente con­trari, ma Roma parte da 14 miliardi di debiti e in questi tre mesi non c’è stato un romano che mi abbia chiesto le Olimpia­di, mentre in tanti mi hanno chiesto perché non passa l’auto­bus. Le Olimpiadi sono un di­ scorso giornalistico, ma i roma­ni chiedono altro e io devo ascoltare le loro richieste». Sen­za pregiudizi, nemmeno sui Giochi. Questo ormai è assoda­to, anche grazie a Totti.

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