Roma in volo, Toro seduto

La Gazzetta dello Sport (F.Licari) – L’Inter non si ritrova da mesi, la Lazio ha perso continuità e la Roma prende il largo. Di prepotenza e saggezza, senza perdere la testa quando la partita sembra complicarsi, conquistando il quinto successo nelle ultime sei giornate e consolidando così il terzo posto. D’accordo che la classifica può essere ribaltata, perché i nerazzurri devono recuperare due partite e hanno a disposizione il potenziale sorpasso: ma delle tre che inseguono Napoli e Juve, è la Roma quella che sta decisamente meglio. Recuperato Nainggolan (due assist), con un serbatoio di energie non più al rosso (11 gol degli ultimi 13 sono arrivati nel secondo tempo), i giallorossi schiantano 3-0 il Torino. E ora possono dedicarsi a tempo pieno all’imminente Shakhtar.

UN TEMPO PER MAZZARRI – Il Torino per un tempo mette anche paura, gioca meglio, come Mazzarri ha progettato – chiusura alta e contropiede –, ma poi scompare, e non è la prima volta che gli succede. Manolas sblocca la situazione, De Rossi la blinda e alla fine applausi anche per Pellegrini che, appena entrato, s’inventa il gol più bello della serata coast-to-coast. Al terzo k.o. consecutivo, e pur con l’attenuante di almeno sei assenti, il Toro deve necessariamente rivedere parecchie cose. Non rischia la retrocessione, ci mancherebbe, ma l’ennesima stagione nel limbo sì. Eppure per un tempo sembrava che la Roma fosse tornata al passato, alla discontinuità, quasi cancellando l’impressionante 4-2 al Napoli. O forse era Mazzarri ad aver impostato la strategia giusta, con un 4-3-3 dalle distanze esemplari: Belotti a disturbare l’impostazione e gli esterni, soprattutto l’imprendibile Iago Falque, a ripartire velocissimi lanciando tra le linee le mezzali Acquah e Baselli. Un giochetto riuscito tre, quattro volte, con fin troppa facilità, perché la Roma sbatteva regolarmente sulla trequarti: lenta nel giropalla, assente a sinistra con El Sharaawy, e terribilmente senza Dzeko che, rispetto a Schick, pur sbagliando, gioca sempre per la squadra arretrando da trequartista e smistando in area palloni da pivot. Il ceco cerca sempre la soluzione individuale, ma non gli riesce niente.

E POI ECCO LA ROMA – Improvvisamente, nella ripresa, tutto cambia: il Torino perde il filo del discorso e non sa più ripartire, mentre la Roma comincia a macinare gioco e chilometri assediando i granata. I trascinatori sono Florenzi, Nainggolan che finalmente si libera di Acquah, e Manolas che, all’11’, schiaccia di testa l’1-0 (assist di Florenzi) chiudendo virtualmente la sfida. Il Torino finisce qui, complicandosi anche la vita con l’uscita – ma perché? – di Iago Falque, il migliore, invece di Berenguer. Non entra mai in partita Niang, s’affloscia Belotti e in mezzo Baselli e Rincon passano dalla lotta alla protesta. Addio. Un crollo. De Rossi, tenuto in gioco dal deludente Ansaldi, firma il raddoppio e Pellegrini si regala l’apoteosi della terza rete. Il che non significa che tutti i problemi siano risolti: Nainggolan deve dimostrare d’aver recuperato la furia del passato, Elsha è come assente e Schick totalmente fuori dagli schemi. Ma da questa bella striscia di risultati sta arrivando la carica giusta per lo Shakhtar, con i quarti alla portata di Di Francesco.

VERSO LA CHAMPIONS – Entrare tra i primi quattro, calcisticamente parlando, è questione di vita o di morte: significa Champions sicura, con annessa barca di milioni, mentre scivolare sotto questa soglia è un problema che può far saltare tutti i progetti di una società. La Roma sembra attrezzata per l’impresa. Per il Torino invece non tira una bella aria, come se la spinta post-esonero di Mihajlovic si fosse esaurita, anche se due sconfitte sono state con Juve e Roma (ma una con il Verona). Urge comunque un intervento tattico e, forse, proteggersi meglio dietro a tre quando tornerà Burdisso. Non è tutta colpa della difesa, la qualità è quella che è, ma s’è capito che l’equilibrio dura poco.

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