Roma, il futuro di Fonseca: il portoghese vuole restare nella Capitale, Gould sonda le alternative

larepubblica.it (M.Pinci) – La stagione della Roma sta rivelando nuovi angoli del carattere di Paulo Fonseca. Dopo la sconfitta di Parma il portoghese ha misurato le parole: il giorno prima aveva ammesso di avere una squadra stanca, visto che deve giocare da un mese il giovedì e la domenica. Ma dopo quel 2-0 ha accusato solo “problemi di concentrazione”, come a dire ai giocatori che prendersela col calendario non serve. Solo, poche ore dopo che la società, proprio sul tema del calendario, aveva aperto una breccia nei rapporti già complessi con la Lega Serie A, scrivendo una lettera affilatissima, benedetta proprio dall’allenatore, molto innervosito dal rinvio di Juve-Napoli che ha concesso alla squadra di Gattuso più giorni per risposare prima di doversi presentare all’Olimpico.

Più passa il tempo, più pare inevitabile che una eventuale conferma non possa prescindere dalla qualificazione della Roma alla prossima Champions. Durante Roma-Shakhtar all’Olimpico era presente l’agente Abreu, ma non risultano contatti con il club giallorosso per il rinnovo, che scatterebbe in automatico in caso di 4° posto. E questo è il punto. Trovare un sostituto non sarebbe difficile, per il club giallorosso. Il consulente di Ryan Friedkin, Charles Gould, pure lui sugli spalti dell’Olimpico giovedì sera, avrebbe già pronta una rosa di nomi. Anche di vertice, se non proprio di esperienza. E l’allenatore portoghese ha ricevuto in questi mesi manifestazioni d’interesse da alcune società, anche italiane. Lui però vorrebbe restare a Roma, una città in cui la sua famiglia si trova benissimo. Anche perché il rapporto con il general manager Tiago Pinto, agevolato dall’idioma, è ottimo e quotidiano. Ma non può essere l’unico mattone su cui costruire il futuro.

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Insomma, conteranno i risultati da qui alla fine. E incidono anche sull’aplomb di Fonseca, che dopo il match del Tardini s’è concesso un’avvelenata contro l’arbitro Piccinini, anche se il suo punto di vista l’ha affidato esclusivamente al salotto della tv di Trigoria, Roma TV, soprassedendo invece sulle reti nazionali. Accuse (“Vedo dare rigori ridicoli e sempre alle stesse squadre, così a fine anno sono 6-7 punti in più per loro e 6-7 in meno a noi, visto che con la Roma al Var non vanno mai”) largamente condivise dai suoi tifosi, e traboccate dopo mesi in cui giurava di “non voler parlare degli arbitri, anche se sarebbe facile trovar scuse”. Insomma, il malumore era lì, latente. Esploso ora che il Parma ha incrinato l’unica certezza della stagione, ossia l’imbattibilità con le piccole, con cui fino a Benevento aveva fatto punteggio pieno. Allontanata la Champions, nulla può ritenersi scontato.

Resta viva, in casa Roma, la questione del rinvio di Juve-Napoli. Il Ceo Guido Fienga, dal Coni dove ha discusso col Collegio di garanzia il ricorso contro il 3-0 a tavolino di Verona per il caso Diawara (pochissime le possibilità di spuntarla), ha usato toni durissimi per commentare la risposta ricevuta dalla Lega. La Roma aveva contestato lo spostamento del match perché determinato oltre i 15 giorni dalla data della partita e perché non erano stati comunicati i motivi, chiedendo quindi lo spostamento di Roma-Napoli, che cade dopo il match di Europa League in Ucraina. “La risposta della Lega è più ridicola della decisione. Ci è stato detto che la decisione in quel caso non necessita motivazione. Non vogliono accogliere alcuna richiesta della Roma senza dare motivazioni e adducendo che la prassi vuole che in partite che non si riferiscono alle coppe europee basta l’accordo di due squadre per spostare una partita. Immaginatevi cosa può accadere se veramente questa regola si applicasse fino a fine campionato. La Lega ha delle enormi lacune nella governance e nella gestione”.

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