Roma, Genova per te…

Il Messaggero (U.Trani) – Il 2017 della Roma comincia lontano dall’Olimpico, dove Spalletti ha costruito il 2° posto, con 30 punti dei 38 conquistati proprio nel suo stadio. Quando il calendario ha imposto di fare la valigia, invece, il rendimento non è stato da vertice e la tappa di Marassi contro il Genoa, capace di battere il Milan e la Juve e di pareggiare con il Napoli, risulta di sicuro delicata. La partenza nel nuovo anno diventa, dunque, il primo vero test sulla competitività di questo gruppo, arrivato tra l’altro incompleto in Liguria, perché domenica prossima pure il girone di ritorno inizierà lontano dalla capitale, appuntamento al Friuli contro l’Udinese. L’allenatore giallorosso, genericamente, chiede di «migliorare la performance nelle partite importanti che poi sono quasi tutte» e non solo quelle davanti al proprio pubblico. La continuità è obbligatoria in ogni luogo, considerando quanto accaduto fin qui: appena 8 punti fuori casa e solo 4 nei 4 viaggi di fine 2016 (e l’unico successo all’Olimpico, nel derby giocato da ospite). La vittoria esterna manca dal 26 ottobre, a Reggio Emilia contro il Sassuolo, e coincide con gli ultimi gol di Dzeko in trasferta (il centravanti, dopo la doppietta in campionato fece 2 reti anche il 3 novembre a Vienna, le prime in Europa League con la maglia giallorossa).

FISICO BESTIALEJuric a Marassi ha raccolto 16 punti su 23 (4 successi, 4 pari e 1 sconfitta). E’ vero che ha perso l’ultima gara interna, il 18 dicembre contro il Palermo, ma si è preso pure le soddisfazioni più corpose davanti ai colleghi più celebrati (3 gol sia a Montella che ad Allegri). Spalletti, insomma, sa quali sono i pericoli. «Ho studiato la reazioni e le difficoltà del Genoa quando ha sfidato le migliori: contro Juventus, Milan, Fiorentina ha fatto vedere di essere forte. Loro sono bravi a modellarsi sull’avversario. Questo è un modo di giocare che stimola i tifosi genoani. Fanno quasi una sorta di marcatura a uomo, di battaglia dentro la partita, di lotta e di contrasto individuale. Lo stadio è particolare e quella è la maggiore insidia, oltre al fatto che giocano un bel calcio e a questo impatto fisico».

EXIT STRATEGY – Se Spalletti deve parlare di sè e del suo futuro, invece, non cambia idea. «Se non vinco, vado via» il solito refrain. Stavolta è stato però categorico, chiamando in causa anche il club di Pallotta che, per la bontà della rosa messa a disposizione del toscano, si aspetta di festeggiare già in questo 2017. «Non voglio niente e non ho chiesto niente. Non ho preteso che mi venissero fatte promesse di alcun genere. Trovo chiaro quanto mi dice Gandini. E cioè che la società si aspetta di vincere perché la Roma ha tutto per riuscirci. Per continuare a meritare questo club si deve vincere e dobbiamo prenderne atto di queste cose. La squadra deve sapere di essere forte per dare il massimo e raggiungere il massimo obiettivo. In sintonia con quello che ho sempre detto: se non vinco devo fare posto a un altro. I giocatori sono forti, lo dicono anche loro e io sono d’accordo. C’è tutto per vincere, come dice la società. Ora bisogna farlo vedere, punto e basta. Non c’è alternativa». E’ sincero anche quando, guardando avanti, non scarta di potersi sedere sulla panchina delle Grandi Rivali: «Faccio questo come lavoro e sono un professionista. Se continuo ad allenare, andrei da tutte le parti. Non solo alla Juve, anche alla Fiorentina, all’Inter e al Milan».

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