La Repubblica – Mario Gomez affonda nella crisi della Roma. Fiorentina in semifinale

Gomez

DIFFICILE trovare un modo migliore per interrompere il digiuno. Montella cancella il tabù Roma, manda in orbita la Fiorentina che festeggia la terza semifinale di coppa Italia in sei anni e soprattutto spedisce all’inferno il “nemico” Garcia: il francese tracolla fino a toccare il fondo, al culmine di un mese nero. La sua Roma sparisce all’Olimpico, per la prima volta ko in casa contro una squadra italiana dall’11 maggio scorso. Prima negata, poi temuta, infine taciuta: oggi la parola crisi non è più uno spettro ma la drammatica realtà di una squadra incapace di vincere nel proprio stadio, nei 90 minuti, addirittura da 66 giorni, mutilata della propria identità, franata fisicamente e psicologicamente e contestata dai propri tifosi, che la costringono alle forche caudine di un passaggio sotto la curva per raccogliere fischi e accuse. La meritata festa della Viola, che contro i giallorossi aveva perso 6 delle ultime 7 gare, nello stadio romanista e subito dopo aver venduto Cuadrado,  è la sintesi del momento di Totti e soci. Roma e Fiorentina non approdano al match come a un fastidioso intermezzo del campionato, ma lo onorano come un impegno nobile, ben più di quanto non direbbe la platea dei 24mila di un Olimpico semivuoto. Le motivazioni sono forse diverse: il primo trofeo da allenatore, quello sfumato proprio a Roma un anno fa nella tragica finale con il Napoli, è l’idea fissa di Montella. Una flebo di autostima che da troppo tempo manca è invece l’obiettivo di Garcia, con una squadra sulla carta monca, con i nuovi Spolli e Ibarbo forzatamente in panchina e un undici più o meno obbligato: Florenzi quasi terminale offensivo con Totti e Ljajic. Eppure stavolta la Roma il primo tempo lo gioca, abbastanza per chiuderlo senza subire gol, creando anzi le migliori occasioni, su tutte una triangolazione lampo sull’asse Cole-Totti-Ljajic. Ma invece sparisce nel secondo, quello che fino a oggi segnava le rimonte. La Fiorentina si prende il campo, Pasqual sfonda a sinistra sfruttando l’usura di Maicon, Manolas sfiora soltanto, Gomez tocca quanto basta per rendere inutile la presenza di Skorupski. Prima della fine il copione si ripete: a bucare è Astori, Gomez è sempre lì, quarto e quinto centro del tedesco nelle ultime tre gare, secondo e terzo consecutivi alla Roma, cui aveva fatto male già ai tempi del Bayern con un’altra doppietta. Il fragile mattone di convinzione eretto faticosamente nel primo tempo dai giallorossi crolla, la sconfitta è benzina sul fuoco della delusione di un ambiente che si era illuso di poter lottare per tutti i trofei e ora è davanti ai cocci della squadra che fu. Nemmeno Ibarbo, in campo con la valigia per una ventina di minuti, sembra la soluzione ai guai della Roma. Quelli di bilancio invece, figli del debito da 130 milioni che il club si trascina dietro, dovrebbe risolverli una newco, controllata al 100 per cento dalla Roma e amministrata dal dg Baldissoni, in cui confluiranno entrate — come i diritti tv o il merchandising — e passività a garanzia di una linea di credito garantita (non un vero e proprio Bond, tiene a precisare il club) dalla banca Goldman Sachs. Inevitabile, per alleggerire la situazione finanziaria del club agli occhi dell’Uefa, che si trova a valutare la gestione finanziaria della Roma. Magra consolazione: domenica è già Cagliari, i problemi sono sempre lì, sempre più ingombranti, e con sempre meno soluzioni a disposizione.

La Repubblica – M. Pinci

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