Roma, Dzeko e Szczesny non decollano

manolas dzeko szczesny

Il Corriere della Sera (G.Piacentini) – Dall’altare alla polvere in pochissimo tempo. Capita abbastanza di frequente nel mondo del calcio, e fortunatamente la strada può essere percorsa in entrambe le direzioni con la stessa rapidità. Succede molto di più in una città come Roma, una piazza in cui lo stato d’animo dei propri tifosi è direttamente proporzionale ai risultati. Così dopo una sconfitta, seppure immeritata come quella con l’Inter, Edin Dzeko e Wojciech Szczesny, accolti come veri e propri «salvatori della patria», sono finiti nel mirino di una parte della critica e della tifoseria. Nel processo che va ormai in scena 24 ore su 24 sui social network, le colpe sono chiare.

A Milano il centravanti bosniaco è stato sostituito da Garcia con la squadra in inferiorità numerica e alla ricerca del pareggio, una mossa che ha stupito e che ha rafforzato la convinzione di chi crede che il tecnico francese faccia giocare meglio le proprie squadre senza un attaccante di riferimento. Convinzione, questa, che lo stesso Dzeko ha provato a smentire, mettendosi sempre a disposizione e favorendo con il suo gioco i compagni di reparto. Una caratteristica che l’allenatore francese gli ha sempre riconosciuto, ma che per molti comincia a non bastare. I numeri non lo aiutano: dall’unico gol realizzato sono passati oltre due mesi (il 30 agosto contro la Juventus), e una statistica (Opta) dice che ha una percentuale realizzativa del 4%, la peggiore tra gli attaccanti che hanno segnato almeno un gol. Lui dice di non vivere questo digiuno come un problema, e vuole rispondere alle prime critiche con reti pesanti: Bayer e Lazio capitano a proposito.

A Szczesny, invece, vengono imputati alcuni degli ultimi gol subiti dalla Roma. Quelli di Borisov, ma anche quello di Medel. Più in generale il polacco non sembra quello che si era presentato alla grande ad inizio stagione. A Milano non lo ha aiutato nemmeno Garcia, con alcune dichiarazioni che hanno stupito un po’ tutti. «L’errore sul gol è suo, non era un tiro di Neeskens», il riferimento del tecnico al centrocampista che insieme a Cruijff fece grande l’Olanda negli anni ’70. Dichiarazioni che arrivano a poche ore di distanza da quelle a Sky dello stesso portiere, che i tifosi avevano appena eletto ad idolo per l’esultanza in campo al gol dell’Atalanta contro la Lazio. «Se un anno fa mi avessero detto che sarei andato a Roma avrei pensato che fosse impossibile. Mi vedevo all’Arsenal per tutta la mia vita e, non mi nascondo, è ancora quello il mio sogno». Che poi è come chiedere ad calciatore cresciuto nel vivaio giallorosso in quale squadra vorrebbe giocare tutta la propria carriera.

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