Roma che caos, stadio in bilico

Il guaio, per la tenuta della giunta Raggi e, conseguentemente, per il destino del progetto, è il fuoco amico che ha acceso la nuova inchiesta penale sullo stadio, alimentato dal vento di mal di pancia sempre più acuti, vuoi per gli sviluppi dell’inchiesta penale – le ultime intercettazioni imbarazzano ulteriormente Daniele Frongia –, vuoi per il calo vertiginoso di popolarità che l’azione di governo, a Roma e nel Paese, sta portando ai Cinque stelle. Un crollo verticale che rischia di trascinare con sé le ambizioni dei romanisti, che James Pallotta ieri ha provato comunque a rinverdire. «Vogliamo iniziare i lavori entro il 2019 e dare alla Roma lo stadio che merita», ha detto il patron rispondendo agli ascoltatori di Teleradiostereo. Ambizione più che legittima, che l’incertezza politica generata dalla seconda ondata dell’inchiesta rischia di svilire o quantomeno ulteriormente ritardare. Azzerare non si può, non per la Roma, che a dispetto delle teorie amministrativiste continua a ritenere il via libera a costruire il nuovo stadio a Tor di Valle un «diritto acquisito», per cui ha investito già poco meno di 80 milioni. Ed è improbabile che a Trigoria sposino il nuovo invito del sindaco di Fiumicino Esterino Montino. «Facciamolo qui, abbiamo duecento ettari edificabili». Lo riporta La Gazzetta dello Sport.

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