Ranieri, l’ultima impresa

Pagine Romaniste (Alessio Nardo) – Il calcio sa ancora essere romantico. Nonostante tutto. Sabato sera, a Genova, è accaduto qualcosa di magico. Ha vinto la Roma, in primis. Ha segnato De Rossi, due giorni prima del 64° compleanno di Agostino Di Bartolomei, proprio nello stadio in cui Ago conquistò il suo unico scudetto da Capitano giallorosso. Sempre in quello stadio, si concluse amaramente 8 anni fa la prima avventura di Claudio Ranieri sulla panchina romanista. E nell’aprile 2010, contro lo stesso avversario affrontato sabato, Ranieri perse di fatto la chance di diventare il Re assoluto della Città Eterna.

Vedete quanti intrecci? Tutto in un’unica serata. Ed è bello pensare che a Marassi sia successo qualcosa. Un lampo, una scintilla improvvisa che ha scosso la Roma, rimettendola in corsa per un obiettivo che ormai, sinceramente, sembrava sfumato. Sarebbe bello se a guidarla sino al traguardo fosse il suo condottiero, quasi 36enne, accompagnato dal mister che a Trigoria è tornato per dare una mano. Con la solita umiltà, con la signorilità che da una vita lo contraddistingue in un mondo di belve assatanate. Potrebbe essere (speriamo di no) l’ultima impresa da calciatore per Daniele. Forse, chissà, l’acuto finale dell’infinito percorso di un allenatore che tre anni fa ha dovuto scrivere la pagina più incredibile della storia del calcio per godere finalmente di una considerazione positiva unanime.

Un’altra impresa. E’ ciò che cerca Ranieri. La vuole, la chiede ai suoi ragazzi, la pretende. L’ultima di una lunga serie. La sua bacheca non pullulerà di trofei, ma guardandosi indietro il sor Claudio può ritenersi fiero e orgoglioso di quanto fatto. Sin dal suo primissimo campionato da allenatore, in Serie D nel 1986-1987, alla guida della Vigor Lamezia: 1° posto e salto in C2. Nel 1988 prese in mano il Cagliari in C1, riportandolo in tre anni ai fasti del passato. Doppia promozione e salvezza. Triplo capolavoro. Dopo la parentesi agrodolce a Napoli, ecco Firenze. Quattro stagioni, il ritorno dalla B alla A e il duplice successo del 1996 in Coppa Italia e in Supercoppa Italiana. Pochi, pochissimi tecnici sono riusciti a vincere con la viola. Claudio è uno di questi e gliene va dato atto. Così come non si può dimenticare il trionfo in Coppa del Re con il Valencia, nel 1998-1999: strapazzato, in finale, l’Atletico Madrid.

Negli anni più recenti, va necessariamente ricordata la semifinale di Champions League raggiunta nel 2004 con un Chelsea appena acquistato da Roman Abramovich e in lenta fase di costruzione. E poi la salvezza incredibile ottenuta nel 2007 con un Parma preso in mano da Ranieri nel cuore del girone di ritorno, ad un soffio dall’ultimo posto in classifica. Nel 2010, chiusa la parentesi juventina con due podi in campionato, ecco l’emozionante e indimenticabile cavalcata alla guida della Roma, con l’Inter mourinhana messa eroicamente alle corde. Infine, promozione e 2° posto in Ligue 1 in due anni al Monaco e ovviamente il trionfo epico con il Leicester. Ora, di nuovo la Roma. Il vecchio amore. E un possibile biglietto per la Champions 2019-2020 che, se conquistato, avrebbe il sapore dell’ennesimo miracolo.

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