Raggi: “I Friedkin sono stati molto netti nel dire che volevano fare uno stadio. Mourinho e Sarri? Due grandi nomi, un bellissimo segnale”

La Sindaca di Roma, Virginia Raggi, ha rilasciato un’intervista all’edizione odierna de Il Corriere Dello Sport, parlando, tra le altre cose, dello Stadio della Roma, dei Friedkin e dell’arrivo di Mourinho e Sarri nella Capitale. Queste le sue parole:

Mancano poche ora all’inizio dell’Europeo. Si torna allo stadio, con l’Olimpico che accoglierò circa 17.000 persone. 

La città è pronta, abbiamo aspettato tutto l’anno, non vedevamo l’ora. Stiamo ultimando i dettagli dedicati alle Fan Zone che saranno diffuse per il centro di Roma per evitare assembramenti. Gli spettatori e i turisti potranno seguire le partite davanti ai maxischermi che verranno allestiti anche nelle periferie.

Gli stadi sono il punto dolente della città: progetto fermi da anni. Questa sua legislatura si chiude senza un risultato. Rispetto ai nuovi stadi di Roma e Lazio, lei ha qualche rimpianto e c’è qualcosa che può immaginare nel futuro qualora dovesse essere confermata sindaca?

Intanto la consiliatura non è chiusa. Come ripeto spesso, non è finita finché è finita. Abbiamo dovuto prendere atto di una situazione che ormai rendeva impossibile costruire lo stadio della Roma lì dove era stato progettato. Ma siamo assolutamente disponibili a sederci al tavolo e parlare con la Roma di altre soluzioni. Martedì il presidente della Lazio ha fatto un riferimento molto interessante in merito alla possibilità di riqualificare il Flaminio.

Un argomento, quello del Flaminio, che ha spesso incontrato ostacoli legati al codice dei Beni Culturali e del Paesaggio. 

In questi anni abbiamo svolto uno studio insieme all’università La Sapienza, alla Getty Foundation e la famiglia Nervi per vedere innanzitutto se fosse possibile riqualificarlo e in che modo. Questo studio ha dimostrato che, rispettando una serie di norme e vincoli, è possibile anche un parziale ampliamento del Flaminio, oltre a una rifunzionalizzazione in base alle esigenze attuali. Siamo più che disponibili, qualora il presidente Lotito volesse sedersi al tavolo, a studiare proposte.

E’ difficile confrontarsi con il presidente Lotito?

Nulla è semplice, ma confrontarsi è il dovere di ogni amministratore. Se c’è un obiettivo comune, le cose si possono realizzare.

Lei ha una consonanza con la Lazio, almeno così emerge navigando su internet… 

Mio marito è un grandissimo tifoso laziale. Quindi, anche per una vocazione familiare, una certa simpatia per la Lazio c’è. A mia discolpa devo precisare che non capisco nulla di calcio. In qualità di sindaca però ci tengo a ribadirlo, per me è fondamentale sedermi al tavolo con chiunque, dalla Roma alla Lazio, abbia intenzione di presentare progetti seri. Questa città ha tantissimi tifosi e un amministratore non può ignorarlo. Con Roma Cares, la fondazione giallorossa, abbiamo lavorato a tante iniziative. Anche nell’anno Covid, Roma Cares è stata presente nelle scuole.

Come nasce quel no a Malagò per le Olimpiadi del 2024?

Fin da quando eravamo all’opposizione, noi avevamo portato avanti una campagna precisa. Eravamo contrari alle Olimpiadi. Come potete vedere però ci siamo sempre spesi per lo sport e abbiamo lavorato tanto, soprattutto con le federazioni. Io credo che cambiando i paradigmi si possano fare tante cose.

Mourinho alla Roma e Sarri alla Lazio: due allenatore di questo spessore cosa porteranno alla città?

Rappresentano un’ulteriore risposta alla ripartenza di Roma. Una città nella quale venire, lavorare, investire. Due grandi nomi, la loro presenza è un bellissimo segnale.

Lei ha incontrato i Friedkin: quali impressioni le hanno fatto?

Sono stati molto netti nel dire che volevano fare uno stadio. Punto: uno stadio. Solo uno stadio. Credo che sia un dovere intercettare la vocazione sportiva di una città rappresentata da due tifoserie molto calorose.

Un imprenditore che si impegna a costruire uno stadio cerca anche profitti paralleli. Cosa spaventa le istituzioni? 

Lo stadio non genera paure. Il progetto iniziale della Roma prevedeva un milione di metri cubi di sviluppo con un 14% dedicato allo stadio, che avrebbe comportato una variante urbanistica importante. Ci era stato spiegato che lo sviluppo immobiliare era strettamente legato alla sostenibilità del progetto. Noi ci siamo seduti con la Roma e con Eurnova per valutare la parola “strettamente” e rivisitarne i confini. Uno sviluppo immobiliare non deve creare paure, perché può riqualificare delle aree. Ma deve essere compatibile con i vincoli culturali, archeologici e paesaggistici. Se poi le cose sono regolari, si fanno e si sviluppano. Uno sviluppo urbanistico è auspicabile, ma deve essere accompagnato dalle infrastrutture, altrimenti avremmo quartieri costruiti nel deserto dove poi bisogna spendere tantissimo per portare strade, servizi, acqua. Dobbiamo gestire la nostra città e non tagliare le occasioni di sviluppo. Serve una gestione ordinata e pensata.

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