Corriere della Sera (U. Trani) – Il ko interno con il Lille uguale alla vittoria con il Verona che ha dato il primato in classifica ai giallorossi con il Milan e il Napoli. La Roma di oggi, insomma, è cosi, con i suoi pregi, non avrebbe vinto cinque delle sette partite stagionali, e i suoi difetti, già due sconfitte casalinghe senza segnare. Non contano, dunque, gli interpreti schierati da Gasperini, perché con i titolari o le alternative, lo svolgimento non cambia. Il migliore è sempre Svilar, il portiere, e il peggiore l’attacco, solo una rete dai centravanti, con Dovbyk che giovedì ha sbagliato due volte il rigore. Gasperini, insomma, non incide come vorrebbe. Pressing, aggressività e finalizzazione sono rimasti a Bergamo. Avanti tutta, la sua idea, anche a costo di correre qualche pericolo. L’attacco come miglior difesa, lo slogan non passerà mai di moda.
La Roma, però, non somiglia ancora all’Atalanta. Rischia e basta, cioè subisce le ripartenze altrui senza costruire occasioni da gol.

Si torna sempre lì, alla rosa incompleta per come lui intende gestire il gruppo e  impostare il lavoro. Il turnover contro Lille ha accentuato la precarietà con cui dovrà convivere fino a gennaio. Giovedì ha schierato per la prima volta – da titolari – quattro nuovi: Wesley, El Aynaoui, Tsmikas e Ferguson. Non ha funzionato.