Processo Esposito, il racconto del cugino: «De Santis gli sparò mentre Ciro fuggiva»

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Il Messaggero (M.Allegri) – Ha visto Daniele De Santis camminare con una pistola stretta in mano e per tutta la notte non ha dormito per la paura: era un bambino spaventato che giocava a calcetto in un parco. Era il giorno in cui Ciro Esposito venne ucciso con un colpo di arma da fuoco a poche ore dall’inizio della finale di Coppa Italia, disputata all’Olimpico il 3 maggio 2014 da Napoli e Fiorentina. C’è poi chi ha visto l’ultrà giallorosso impugnare quell’arma e sparare, mentre il tifoso napoletano si voltava per fuggire. A parlare sono Luigi Proietti, gestore del bar all’interno del “Ciak Village” e Domenico Pinto, cugino di Esposito. Lo fanno dal banco dei testimoni, rispondendo alle domande dei pm Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio, durante l’ultima udienza del processo in cui De Santis è imputato per omicidio. Proietti ha detto che quel giorno De Santis era andato al bar, chiedendogli di mettere da parte qualcosa per la notte «perché aveva delle donne». “Danielino” aveva passato la precedente nottata con due prostitute. Il racconto delle ragazze sembra combaciare con questa versione e verrà riascoltato nelle prossime udienze. Le due hanno anche detto che De Santis non era rientrato a casa: era uscito dopo aver preso da un cassetto «un oggetto non meglio identificato». Il barista, ieri, ha aggiunto altro: gli era stato riferito che un bimbo impegnato in una partita di calcio sui campi dell’associazione Boreale aveva visto “Danielino” girare armato il giorno della sparatoria: «Sua madre si è lamentata perché aveva visto De Santis con la pistola e non aveva dormito». Circostanza confermata da una seconda teste, Maria Grazia Di Fabio. «Ho sentito che De Santis diceva: “vado a far valere i miei diritti”» ha detto la donna, che quel giorno portava a spasso il cane. La teste, all’epoca, viveva nella struttura sportiva. Ha aggiunto di aver visto sei o sette persone persone fuggire in un campo e raggiungere una collinetta nei pressi della tangenziale. «Qualcuno – ha detto – ha gettato a terra qualcosa di nero, forse un giubbino. Un altro, rasato e vestito di scuro, teneva in mano una cintura», usata forse durante la colluttazione. Secondo gli inquirenti, sarebbero gli altri ultrà romanisti che avevano partecipato agli scontri.

LA DINAMICA DEGLI SCONTRI – Le parole più dure e toccanti sono quelle che arrivano in chiusura d’udienza. A parlare è Domenico Pinto, cugino della vittima. «Ho visto Ciro a due metri da De Santis, ricordo che stava per voltarsi e fuggire quando ha estratto la pistola, ma De Santis ha sparato», ha detto il ragazzo. Poi ha raccontato la colluttazione. «Stavamo andando allo stadio dal parcheggio di Tor Di Quinto, abbiamo sentito uno scoppio, vicino a un bus c’era del fumo. Ciro è stato il primo ad accorrere. Un uomo grosso vestito di nero, un cappellino in testa, lanciava petardi e faceva segno di raggiungerlo. Ciro lo insegue e lo acchiappa da dietro, c’è una rissa di pochi secondi». Per il teste, quell’uomo era De Santis: «Ciro gli ha dato un pugno poi De Santis ha sparato 3 o 4 colpi mentre Ciro si girava per fuggire. L’ha colpito da un paio di metri di distanza». «Quando ci siamo voltati per tornare a soccorre Ciro – ha concluso – De Santis era a terra e tentava di sparare contro noi. Non so perché la pistola non esplose altri colpi, forse si era inceppata».

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