Il Messaggero (A. Angeloni) La penultima amichevole estiva – l’ultima è in programma il 12 a Tirana contro il Partizani – si gioca con gli assenti, Ibañez promesso partente e Matic tentato dal Rennes e con in campo Belotti ancora unico centravanti. Come se non bastasse, Dybala lo vediamo in tutto il suo splendore solo 36 minuti, poi costretto a lasciare – infortunato – il posto a Pellegrini.

Giusto il tempo per deliziare i presenti al Municipal di Tolosa, con un calcio di punizione dei suoi, servito a pareggiare momentaneamente la rete di Dallinga dopo cinque minuti su un’indecisione grossolana di Rui Patricio, che sbaglia il tempo dell’uscita bassa, e con Ndicka in ritardo a coprire la traiettoria del cross da sinistra. Paulo esce dal campo accompagnato da una smorfia, ma nello stesso tempo cercato di tranquillizzare la panchina, come a dire “nulla di grave”. Solo un affaticamento, fanno sapere.

Tutto può permettersi la Roma tranne che perdere il suo gioiello, specie ora che non ha nemmeno un’alternativa in avanti e con Abraham che rivedremo a gennaio, se tutto va bene. Arriva una sconfitta, ma questo non fa testo. La Roma torna a casa con le sue incognite, i problemi irrisolti e con poche indicazioni positive. C’è da lavorare, insomma. E l’umore di Mou, che aspetta il completamento della rosa, non è rassicurante.

Lo Special prova, nell’ormai classico 3-5-2 – Llorente sul centro destra per tutto il primo tempo e dà minuti a Ndicka, che appare ancora un po’ in ritardo di condizione rispetto a tanti suoi compagni e questo non lo si nota solo per l’indecisione sul vantaggio del Tolosa. Il franco ivoriano ancora non è integrato nei movimenti del terzetto difensivo, anche se rispetto a Ibañez appare più lineare nella gestione della palla e sappiamo quanto Mou stia impostando il gioco proprio su quella, e in parte, l’uscita palla al piede funzione e il possesso palla regge il confronto con i francesi, stavolta la differenza in negativo la fanno i singoli: errori individuali e solito gol che arriva dal lato sinistro della difesa.

Ma il problema vero è sempre là davanti, dove Belotti resta l’unico centravanti in organico, quando mancano 13 giorni all’inizio del campionato. La Roma, insomma, non è ancora pronta e i limiti sono evidenti. Dybala è l’unico che sa accendere la manovra negli ultimi venti metri e questo non può bastare. Ma come detto, la Joya dura poco e in un’ora di gioco si vedono solo un paio di mezze occasioni per vincere la partita.

Nella ripresa, subito cinque cambi da parte di Mourinho – che in panchina lascia spazio al solito Rapetti a guidare le operazioni – e il volto della squadra si modifica corposamente, perdendo un po’ della sua anima. Ecco Mancini al posto di Ndicka, Spinazzola per Zalewski, Svilar a sostituire Rui Patricio ed El Shaarawy per Aouar, quest’ultimo meno appariscente rispetto alle ultime uscite. Dopo la rete dello svantaggio, il solo Kristensen si avvicina alla porta di Restes.

Il danese, dopo venti minuti della ripresa, lascia spazio a Celik. Ma lo spartito non cambia: i giallorossi mantengono una certa compattezza di squadra (tranne nell’azione finale, quando arriva la rete del 2-1 francese), ma restano i problemi in zona gol, la manovra spesso è lenta e prevedibile. Piatta. Si crea con il contagocce. Mou là davanti le prova tutte, buttando dentro anche Solbakken, che in pratica ha saltato la dodici giorni di lavoro ad Albufeira, e non può essere lui il salvatore della patria. Pellegrini sfiora il gol dopo un tiro ravvicinato: il capitano viene servito da un lancione di Mancini, questo sì un marchio di fabbrica – come i calci piazzati – riconoscibile. Il gol della vittoria del Tolosa nasce dopo una dormita nel cuore dell’area, con Mancini che non chiude su una palla in arrivo ancora una volta dalla sinistra e Begraoui firma il successo.