Pjanic è uno specialista: 17 gol su punizione

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Il Corriere Dello Sport (R.Maida) – La sintesi più efficace arriva da Vladimir Petkovic, commissario tecnico della Svizzera appena battuto: «Quando hai un calciatore come Miralem Pjanic, la vita è più facile». Petkovic parla per affetto, essendo bosniaco, ma anche per competenza diretta, visto che allenava la Lazio nel giorno in cui Pjanic gli fece gol su punizione da centrocampo. Era il 2012: alla Roma non bastò per completare la rimonta, ma servì a delegittimare pubblicamente Zeman (ricordate gli insulti in mondovisione?) e a dimostrare che Pjanic quando la palla sta ferma può piazzarla dappertutto, da qualunque distanza, contro qualunque portiere. La mira di Mire.

INTERNAZIONALE – L’ultimo a inchinarsi, anzi ad allungarsi inutilmente sulla traiettoria assassina, è stato Yann Sommer, uno dei più interessanti portieri d’Europa, monitorato anche dalla Roma. E’ il guardiano della Svizzera di Petkovic. Pjanic ha seguito il solito rituale: uno sguardo alla barriera, uno alla posizione del portiere, poi ha sfruttato il punto di battuta centrale per piazzare il pallone proprio sulla testa di Sommer, che è arrivato tardi.

DOPPIETTA E così sono diciassette le punizioni che in carriera Pjanic ha trasformato in gol. La sedicesima era arrivata appena quattro giorni prima, curiosamente contro il Lussemburgo che è stato la sua prima… Nazionale: vivendo lì con la famiglia, frequentò le accademie locali e giocò  nelle selezioni giovanili fino all’Under 19. Poi però, trattandosi di scegliere, ascoltò il cuore e accettò la chiamata della Bosnia. Comunque al Lussemburgo, che aveva già sfregiato con un’altra punizione nel 2010, Pjanic ha segnato venerdì, sotto gli occhi del compagno di club Zukanovic che offriva l’opzione del calcio di sinistro. In quel caso ha mandato il pallone sopra alla barriera rendendo inutile il tuffo del povero Moris, portiere lussemburghese che fa la riserva all’ex “italiano” Gillet al Mechelen, in Belgio.

CERCHIO – E siccome tutto torna, Gillet è il portiere a cui Pjanic rifilò la prima punizione vincente in serie A: era il gennaio 2012, nella prima tribolata stagione della Roma americana con Luis Enrique in panchina. Il gol made in Bosnia evitò una sconfitta all’Olimpico contro il Bologna (1-1).

ESPLOSIONELa doppietta segnata con la Nazionale, proprio a ridosso del derby, ha rotto un’astinenza nella specialità che durava da dicembre. Gol piuttosto casuale, peraltro, con un calcio da fermo che assomigliava più a un cross che a un tiro, contro il Torino. Ma utile a rimpolpare un bottino stagionale che lo ha reso il centrocampista più decisivo del campionato: 9 reti e 10 assist, a cui bisogna aggiungere i due gol molto importanti – uno su punizione, manco a dirlo – realizzati in Champions League nella doppia sfida con il Bayer Leverkusen.

STUDIO – Avendo raggiunto quota 60 gol tra i professionisti, Pjanic ha fabbricato il 28 per cento dei suoi gol grazie a una punizione. E’ una frazione ragguardevole per l’allievo di Juninho Pernambucano che sognava di calciare come Zidane: «Mi fermo sempre a provare i tiri alla fine degli allenamenti – spiega – Non mi serve per studiare le traiettorie o la distanza, quelle le ho già in testa. Mi serve per esercitarmi a migliorare la precisione». Negli ultimi tempi in verità non era stato fortunato, perché le barriere hanno imparato a saltare in anticipo chiudendogli lo specchio della porta. Ma Pjanic ha ripreso a perfezionare la sua arte e spera di ripetersi contro la Lazio: «Con la Bosnia siamo andati forte. Adesso il derby». Se poi sarà l’ultimo, vista la clausola rescissoria da 38 milioni che ha attirato molti grandi club, si vedrà soltanto la prossima estate, quando nessuno dovrà preoccuparsi delle sue punizioni.

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