Ventura: «Più giusto il pari, noi penalizzati dall’arbitro: ora ci aiuti San Siro»

La Gazzetta dello Sport (A.Elefante) – Ora che nulla della partita più importante della sua carriera è stato come lo aveva disegnato, a Gian Piero Ventura resta la faccia di chi cammina su un filo molto più sottile di quanto immaginato. La sua faccia è stata la faccia dell’Italia: più sgomenta che arrabbiata, più incredula che consapevole. Le sue braccia allargate a chiedersi perché sono state la postura del gioco dell’Italia: vorrei, ma non riesco. Adesso gli tocca l’altra partita, quella di cui il c.t. avrebbe fatto volentieri a meno: la più difficile della sua carriera. Lunedì sera, Meazza: la fine di un incubo, oppure tutto il resto. Che ha già un nome, gliel’hanno dato prima Tavecchio e Malagò, e poi anche lui: l’apocalisse, la tragedia, la catastrofe.

PER MANO – Succederà tutto a Milano e proprio allo stadio scelto per mettere in tasca il Mondiale il c.t. dedica uno dei pensieri più forti della serata: «San Siro ci deve prendere per mano, e noi con la prestazione dobbiamo prendere per mano San Siro». Altri due aggettivi aveva scelto Ventura per dare un contorno a questa sfida da 180’, e non c’è dubbio che a questo punto eccitante sia il meno indicato, anche se camminare sull’orlo di un possibile baratro ha un che di perverso, a saper guardare giù senza sentire le vertigini. Visto che non pare la specialità di questa Italia, ha molto più senso battezzarla con l’aggettivo rischiosa: adesso sì, e tanto. Per tutti, ma a cominciare da lui.

ARRABBIATI – La verità è che la partita di ieri è stata l’appendice di due mesi da angoscia, un tormento che ha sgretolato certezze una dietro l’altra. Ieri sera l’ultima: l’Italia andrà al Mondiale. Ventura l’ha detto più di una volta e lo ha ribadito ieri sera, pur con toni meno decisi: «Non ho cambiato idea perché ho visto le facce dentro lo spogliatoio: sono arrabbiati, sanno che si poteva fare un altro risultato e hanno una voglia feroce di farlo».

ARBITRAGGIO – È arrabbiato anche lui, «perché per quello che si è visto in campo il risultato non è giusto, era una partita come minimo da pareggio: non c’è stato un tiro verso Buffon, e noi abbiamo avuto le nostre occasioni, dal colpo di testa di Belotti al palo di Darmian. Però con i se e con i ma non si va da nessuna parte: abbiamo 90’ per ribaltare tutto, poi le somme le tireremo alla fine. A questo punto mi auguro almeno che a Milano ci permettano di fare quello che hanno fatto loro: con una posta così in palio ci voleva più attenzione, non avrebbe guastato. L’arbitraggio nel suo insieme è stato buono, ma ha permesso lo sconfinamento della partita su un campo non propriamente tecnico: se un nostro giocatore ha una probabile frattura al naso (Bonucci) è evidente che non se l’è fatta da solo».

VELOCITÀ E BAGARRE – Ma non di soli torti arbitrali è vissuta questa sconfitta, e Ventura non può non ammetterlo: «Si poteva fare di più e meglio. La posta in palio era importante, da dividere su 180’ e noi volevano fare certe cose per gestire questa situazione: quando le abbiamo fatte siamo entrati dalle loro parti con una certa facilità, gli spazi si sono aperti automaticamente. Quando non le abbiamo fatte perché è mancata la velocità abbiamo patito la bagarre e la loro fisicità, che ci ha un po’ sorpreso e ci ha fatto soffrire. Ora sappiamo cosa aspettarci, ma anche loro scopriranno a cosa andranno incontro».

TESTA, RABBIA, VOGLIA – Servirà qualcosa di diverso, «ma dal punto di vista fisico, in un giorno e mezzo, si potrà fare poco. Riguarderemo la partita che non cambia le mie convinzioni: se certe cose le fai bene, pagano. Lavoreremo su quello che doveva essere fatto in più, e meglio. Quello che non abbiamo fatto oggi, cercheremo di farlo lunedì sera: ci sono mille altre possibilità per ribaltare questo risultato. Può darsi che cambieremo qualcosa, ma non sarà questione di tattica: serviranno testa, rabbia e voglia di cambiare questo risultato». E che San Siro gliela mandi buona.

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