Passeggiata della Roma, la Juve resta nel mirino

Il Giornale (V.Zagnoli) – La Roma resta lì, seconda a -6 dai bianconeri. Può ancora battere la Juve all’Olimpico il 14 maggio e dimezzare lo svantaggio, sperare che i (quasi) 6 volte campioni d’Italia di fila arrivino in fondo alla Champions ma la strada per lo scudetto resta ancora impervia. Nonostante il 3-0 al Dall’Ara, bis dell’andata. Giallorossi da 7 pieno, Bologna da 5,5, in tutta la stagione incapace di fermare una grande. E le 2 vittorie in 11 gare sono nulla per Joey Saputo, il presidente più ricco, l’unico italiano (canadese) fra le 300 famiglie più danarose al mondo. Verdi impatta bene, poi si infortunerà. Rüdiger e Juan Jesus si aggiudicano i confronti con gli esterni di casa e anche da lì arriverà il 12° successo in 15 gare. La velocità degli attaccanti romanisti è inizialmente contenuta dallo svedese Krafth e dall’azzurrino Masina, molto più alto di Salah e perciò a disagio. È la Roma del doppio faraone, El Shaarawy comunque incide poco. Il ritmo è alto, si gioca di squadra, tattica e intuizioni, il Bologna regge nonostante l’abulia inconsueta di Dzemaili. Al 25’ sblocco e al tempo stesso archivio della gara: angolo da destra di El Shaarawy, rimpallo propiziato da Dzeko e De Rossi, destro da fuori di Fazio, argentino davvero convincente. I petroniani accusano il colpo, tengono tuttavia in scacco con Verdi la retroguardia della piazzata storica, per inabissarsi di fronte all’intuizione di Dzeko. Apertura per Salah, Masina mal piazzato si fa aggirare e l’egizio va di pallonetto. A centrocampo la superiorità capitolina è muscolare, con Nainggolan saettante a sinistra.

Gli emiliani ripartono con personalità e di testa accarezzano l’1-2. È una signora partita, sempre, come raramente si vede, palpitante nonostante il doppio vantaggio. Di Francesco dà abbrivio alla ripresa, cross e slalom, sinistro e palo. Si lotta e traccheggia, si folleggia e architetta. L’unico missmatch è a destra, Masina non può fermare Salah, mentre Juan Jesus di là regge. Strootman e De Rossi sorreggono il centrocampo, oppongono e ripartono, in questo senso sono juventini, dalla compattezza tetragona. Per l’ultima mezz’ora Donadoni passa a 4-2-3-1 levando l’imberbe magiaro Nagy per Petkovic, che meritava la A con il Trapani. Destro è talmente fuori partita che i compagni neanche lo servono, in avvio era stato fischiatissimo dal popolo romano. La Roma esagera, Salah brekka, apre per Perotti, Krafth si fa sorprendere e Dzeko raggiunge Belotti a 24 reti. Con l’egiziano (tornato al gol in trasferta dopo sei mesi, quinto sigillo ai felsinei) sono in totale 49 gol e 21 assist. Entra Totti, per i soliti 8’ più recupero. Nulla, per un campione così, plaudito in ogni dove. Scelta di Spalletti. Che sorprende: «Bisogna abituarsi a un rendimento costante. Per ora abbiamo fatto ridere, dobbiamo continuare a credere che si può vincere». Se lo dice lui…

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