La Gazzetta dello Sport – Parma, sequestri e perquisizioni. Anche da Ghirardi

GHIRARDI_TRIBUNA

Perquisizioni,sequestri di documenti e computer, altri indagati. Dopo il fallimento dichiarato dal tribunale giovedì pomeriggio, un’altra giornata sotto i riflettori per il Parma Football Club. La società gialloblù e alcuni dirigenti sono stati oggetto di una maxioperazione coordinata dalla Procura di Parma, alla quale hanno partecipato una settantina di uomini dei carabinieri e della Guardia di Finanza. E’ il filone penale dell’inchiesta che prosegue, sulla base del reato di bancarotta fraudolenta avanzato dai magistrati. E c’erano anche gli agenti dell’Antimafia, ieri mattina al centro sportivo di Collecchio: dovevano controllare, verificare, portare via materiale scottante. Alla Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna stanno indagando, sempre in stretto contatto con i colleghi di Parma, perché le vicende del club emiliano s’intrecciano pericolosamente con alcuni personaggi e alcuni episodi che rientrano nel perimetro dell’infiltrazione mafiosa sul territorio. Uno scenario davvero inquietante, ma ormai non c’è più da stupirsi di nulla: in questa storia, a vario titolo, sono già entrati un faccendiere (Paolo Signifredi) a suo tempo arrestato assieme a Massimo Ciancimino, un ex ergastolano (Eugenio De Paolini Del Vecchio) che vantava amicizie altolocate in città, una banda di hacker che stava progettando un piano di sottrazione e riciclaggio di denaro e un imprenditore (così si definiva Giampietro Manenti) divenuto presidente del club con la modica spesa di un euro, e ora finito in carcere a Milano. C’è materiale per un romanzo.

DOCUMENTI Ieri mattina è scattata l’operazione di perquisizione voluta dalla Procura. Allo stadio Tardini, al centro sportivo di Collecchio, a casa dei dirigenti Corrado Di Taranto (responsabile organizzativo) e Marco Preti (direttore finanziario), nell’abitazione di Carpenedolo, in provincia di Brescia, dove vive l’ex presidente Tommaso Ghirardi, e nella casa di Monterotondo, vicino a Roma, dove risiede l’ex amministratore delegato Pietro Leonardi. Tutti e quattro sono iscritti nel registro degli indagati: Ghirardi per bancarotta fraudolenta e gli altri per concorso nel medesimo reato. A Collecchio, nel piazzale davanti alla palazzina che ospita gli uffici della società, c’era anche il pm Paola Dal Monte. Osservava gli uomini della Guardia di Finanza e dei carabinieri che entravano e uscivano dalla sede con plichi di documenti, carte, borse e computer. Negli stessi minuti gli agenti dell’Antimafia sequestravano materiale informatico rinvenuto negli uffici di Parma Brand, a pochi metri di distanza dalla sede centrale. Ad alcuni uffici sono stati messi i sigilli giudiziari. Anche dalle abitazioni di Ghirardi e Leonardi sono stati prelevati elementi utili alle indagini. A Carpenedolo, inoltre, gli uomini delle Fiamme Gialle hanno fatto visita alla Leonessa, l’azienda di famiglia dove l’ex presidente ha la sua attività principale. I magistrati cercano di capire come sia stato possibile arrivare ad accumulare un debito lordo di 218 milioni di euro.

FUTURO Il sindaco Pizzarotti, su Facebook, scrive: «Un buco di 218 milioni, un debito sportivo di 74 milioni. Questo vuol dire aver vissuto al di sopra delle proprie possibilità. Vivere con più umiltà non vuol dire essere poveri, ma essere veri». Alessandro Lucarelli entra nel dettaglio e spiega: «Mi auguro che Manenti sia stato il primo a pagare e che a ruota ce ne siano altri. Non è fallito il Parma, non sono falliti i tifosi, nè la città e nemmeno la squadra: è fallito Tommaso Ghirardi. Se il Parma ha fatto 218 milioni di euro di debiti qualcuno ha sbagliato, e deve prendersi la responsabilità di questo. Taci e Manenti sono danni collaterali, alla base c’erano altre persone». Il futuro, in assenza di imprenditori che rilevino il titolo sportivo per la Serie B, è finire nei Dilettanti. E in Serie D ci sarebbero industriali del territorio disposti a formare una cordata. Come sponsor sarebbe già stata contattata la Parmalat, ora di proprietà dei francesi di Lactalis. Sarebbe la chiusura del cerchio: dalla Parmalat di una volta alla Parmalat di oggi. Se non ci fossero di mezzo fallimenti, frodi e bancarotta sarebbe anche una storia romantica.

La Gazzetta dello Sport – A. Schianchi

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