Pallotta: «Pronto ad andare in Curva»

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Il Tempo (E. Menghi) – Un«fucking president» in Curva Sud, solo, con una bandiera e un cartello. È l’immagine suggestiva e provocatoria ritratta da Pallotta, sconsolato alla sola idea di non vedere il cuore pulsante dell’Olimpico al derby.

Da Boston Mr. President ha teso una mano ai tifosi, la Sud in sciopero aveva dato una sorta di ultimatum alla Roma, in attesa di una presa di posizione della società «che non tutela i suoi tifosi». Eccola qua: «Giuro – la promessa dello statunitense in chat su Facebook e Twitter – sulla tomba di mio padre che stiamo lavorando per aiutarvi. Ho sempre detto che il cuore e l’anima di Roma è la Curva Sud. Basta guardare i piani per il nuovo stadio, dove costituirà una sezione propria per14 mila tifosi. Per quanto riguarda l’Olimpico, noi non siamo i proprietari e non prendiamo nessuna decisione in materia di sicurezza. Non mi sono mai seduto con il Coni e il Prefetto, non ho mai approvato questa decisione. Stiamo avendo discussioni con la polizia in merito alle modifiche che sono state apportate. Le forze dell’ordine hanno chiesto scali e cancelli di sicurezza, non vogliono razzi e bombe, ma gli vanno bene canti e bandiere. È frustrante che i nostri tifosi pensino che non abbiamo una visione della situazione e che non abbiamo lavorato dietro le quinte per rimediare. Sono dispiaciuto, però, del fatto che mentre cerchiamo di trovare una soluzione la squadra debba fare a meno del sostegno dello stadio. Ho sempre sostenuto la curva, vorrei sedermici anch’io al derby».

Una proposta indecente per dire quanto sia vicino a chi crede che se ne stia con le mani in mano a Boston, non curante della protesta pacifica della Sud. «Jim» è da quest’estate che sta lavorando per i «fucking idiots», usando la diplomazia e senza fare la guerra pubblica alle istituzioni, ree di usare un trattamento diverso, più severo, verso romanisti e laziali, uniti nella stessa cattiva sorte e intenzionati, come mai accaduto prima, a disertare le curve al derby. Sul fronte giallorosso, però, qualcosa è cambiato ieri e ora la palla torna alla Sud, difesa dal presidente: «Continuerò a lottare contro coloro che causano problemi agli altri tifosi e alla squadra, chi lo fa è un idiota, ma mi avete frainteso perché io supporto al 100% la curva. Non l’ho strappata io l’anima del tifo».

Non esistono barriere nel futuro stadio di proprietà, che Pallotta assicura si farà, nonostante le dimissioni del sindaco Marino: «Il progetto è già stato approvato dal Comune, non è cambiato nulla. Consegneremo altri dossier il mese prossimo alla Regione per poter anticipare l’inizio degli scavi alla prossima Primavera». La questione stadio gli porta via tanto tempo, assieme al marketing («a breve assunzioni significative») e alla ricerca del main sponsor («abbiamo commesso alcuni errori»), perciò nella capitale continua a vedersi poco: «Mi piacerebbe stare di più a Roma, da novembre potrò farlo. Io sindaco? È più facile – ironizza – che fare il presidente della Roma?».

Un’altra promessa fatta col cuore riguarda i romani della squadra: «Intendiamo tenere qui a vita Florenzi, come De Rossi e Totti. Non c’è discussione. Ed è ridicolo pensare che li abbia obbligati a non parlare della Curva Sud. Rinnovo del capitano? Lui è la Roma, vogliamo che abbia un ruolo importante nel club per sempre».

L’obiettivo è blindare fino almeno al 2019 Strootman: «Abbiamo rinnovato il suo contratto come segno di quel che pensiamo di lui: è parte della Roma». La volontà c’è, in realtà manca ancora la firma. Il numero uno giallorosso ha poi esaltato il lavoro del nuovo staff e difeso la scelta di andare in tournèe: «I ragazzi non partono per stare sulla sdraio a bere, ma lavorano duramente. E senza dubbio sono nella forma migliore da quando sono qui». L’unico a restare senza scudo è Garcia, perché da Boston Pallotta sottolinea che «abbiamo costruito una squadra più che sufficiente per vincere lo scudetto». Difficile nascondersi ancora.

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