Il Messaggero (S. Carina) – Più che il crocevia stagionale, questa semifinale contro il Manchester United somiglia molto ad una resa dei conti. Le giustificazioni sono finite. Non c’è più il “pensiero all’Europa League”, alla “scorciatoia per la Champions”, ai Red Devils, all’agognata finale di Danzica, che tenga.
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Le due partite che hanno trasformato l’ultimo mese e mezzo di campionato in avvilente, sono arrivate. Sette punti nelle ultime 5 gare, 4 nelle ultime 4, appena 1 nelle ultime 3: un passo del gambero che rappresenta il biglietto da visita della squadra in vista del doppio confronto contro Pogba e soci. In quest’ottica, trovare aspetti positivi è difficile. Tuttavia ci sono.
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Oltre alla predisposizione per un torneo che ha visto i giallorossi vincere 9 delle 12 partite sin qui disputate, segnare 26 reti e subirne 9, l’ottimismo arriva dal fatto che per 180 minuti la Roma si ritrova. Magari non al massimo della condizione, con Spinazzola e Smalling che si aggregano last-minute dopo il collaudo di Cagliari, ma in campo scenderà quell’undici (orfano del solo Mancini squalificato all’andata) che Fonseca aveva in testa dall’inizio della stagione (anche con sostituti all’altezza) e che invece i 51 infortuni stagionali hanno permesso di rado di vedere insieme.
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Spazio dunque a Dzeko che soltanto tre giorni fa ha tracciato quello che deve diventare in queste ore il manifesto d’intenti da affiggere a Trigoria: “Lo United è la squadra favorita. Ma il fatto che abbiamo raggiunto le semifinali ci dà il diritto di crederci“. E soprattutto di provarci.