Non c’è solo Tammy: da Celik a Zaniolo, tanti devono crescere

La Gazzetta dello Sport (M. Cecchini) – In una piazza che, soprattutto dopo la sconfitta in un derby, ha sempre tanta voglia di pubblica gogna, le parole di José Mourinho hanno acceso una polveriera. Chi sono quei calciatori che si sono seduti, che si sono involuti, che non hanno fatto il salto di qualità, semplicemente che non hanno la stessa sconfinata ambizione del loro allenatore?

Il primo indiziato lo ha rivelato lo stesso Special One, cioè quel Tammy Abraham che pensa, probabilmente troppo, al Mondiale. Ma gli altri? Oltre ai sommersi, ci sono i salvati sicuri, ovvero Smalling, Mancini e lo stesso Ibanez.

In difesa ha fatto scalpore la totale scomparsa dalle rotazioni di Kumbulla. Nelle ultime partite il tecnico ha preferito adattare a centrale Vina e Celik piuttosto che dare fiducia all’albanese, valutato quasi trenta milioni di euro.

Lo stesso Celik, unico arrivo per cui la dirigenza ha pagato il cartellino (7 milioni) non ha mai messo in seria discussione il posto di Karsdorp, che già di per sé non sta brillando. Di sicuro l’olandese, complice i problemi fisici, il salto di qualità non lo ha ancora fatto.

Qui tutti sono chiamati a stringere i denti per il troppo utilizzo. Certo, non sempre le prestazioni di Cristante e Matic (un altro fedelissimo) sono state brillanti, ma di sicuro non è loro che Mourinho vorrebbe scaricare. Forse si aspettava una crescita più scalpitante di Bove, superato prima da Zalewski e poi da Volpato.

Zaniolo ha alternato ottime cose e pause troppo vistose, mentre Shomurodov resta l’oggetto misterioso che ancora non è riuscito a giustificare il suo acquisto. El Shaarawy ha le stigmate del fedelissimo, ma la crescita naturalmente è un’altra cosa. Se Belotti – appena arrivato – non fa parte di quelli a cui chiedere una crescita post Conference, resta però una impressione forte: per questa volta lo Special One non ha indicato nomi precisi, fatta eccezione per Abraham.

 

 

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