Nati il 7 giugno – “La Roma non si discute, si ama”. Renato Rascel orgogliosamente nostro

Pagine Romaniste (Nati il 7 giugno) – “Te ‘nvidio turista che arivi, te ‘mbevi de fori e de scavi”, quale romano non ha cantato, almeno una volta, questi versi fantastici che descrivono, come un affresco, la nostra città. A scriverli e ad interpretarli fu il più grande artista di varietà del dopoguerra, er piccoletto, er corazziere, renatino nostro. Perché se è vero che Rascel fu amato dagli spettatori di tutta Italia, solo noi romanisti potevamo, con orgoglio, definirlo ‘nostro. Per sé stesso e per tutti noi coniò, nel momento più buio della nostra storia, quel meraviglioso ed inimitabile “LA ROMA NON SI DISCUTE, SI AMA”.

Tifoso viscerale dei colori giallorossi, il grande artista, che ci ha lasciato il 2 gennaio di trent’anni fa (perdono la mostruosità detta dalla bordocampista di DAZN solo perché, forse, trent’anni fa non era ancora nata), amava la Roma a prescindere; senza distinguere tra Sacerdoti e Marini Dettina.

Altri tempi, altri artisti, altri tifosi; però, Renati’, ora ce fai sape’ dove vanno a finire i palloncini, quando sfuggono di mano ai bambini? Con un certo rammarico, però, ho notato che mentre la Società ricordava doverosamente Rascel, in molti hanno preferito soffermarsi sul ritorno a Roma di Claudio Ranieri, un professionista serio, senza ombra di dubbio, che però, a mio parere, sul suo essere romanista ce giobba parecchio. “Come facevo a dire no a Francesco, come facevo a dire no alla Roma?” queste mi pare di ricordare furono le sue frasi quando prese il posto di Di Francesco.

Sarà stato anche vero, ma per nove partite il buon Ranieri prese la bazzeccola di un milione – non venne gratuitamente – ed il risultato, oltre a quello di portare la squadra dal quinto al sesto posto, fu di attaccare pubblicamente il Presidente ed il Consigliere personale dello stesso, guarda caso dopo avere ottenuto l’ufficialità del mancato rinnovo. Per fortuna ieri non c’era il pubblico, perché avrei mal sopportato gli osanna nei confronti di un tecnico che, a Torino ed a Milano, non manifestava lo stesso amore per la causa romanista.

Quello che non cambia, invece, è il suo modo di interpretare il calcio: catenaccio degno del miglior Viani, sperando in qualche contropiede, magari accompagnato da un colpo di fortuna. I numeri della partita, anche se il tecnico di San Saba ha visto altro, parlano di una solo squadra in campo, nonostante la Samp – come capita spesso alle avversarie della Maggica – abbia beneficiato di favori arbitrali clamorosi, come quello della mancata concessione del calcio di rigore per la spinta di Colley su Mkhitaryan. D’altro canto non tutti si possono portarsi l’addetto al VAR al seguito.

Una grande vittoria, nonostante le otto assenze. Mi pare di ricordare di aver sentito parlare di emergenza, per altri, quando mancavano quattro componenti della rosa, con tecnici in lacrime. Paulo Fonseca, per contro, non va mai alla ricerca di una scusa, eppure ne avrebbe più di una da addurre.

P.S. Ad Ostia, mentre il mare portava via quel residuo di spiaggia rimasta, chiudeva l’edicola di Mirella Angeletti, campionessa d’Italia con la Roma femminile nel 1969. La crisi dei giornali comporta anche la chiusura di attività storiche come quella di Mirella, aperta nel 1959, quando la centrocampista vi lavorava dopo la scuola. Dai, amica mia, un po’ di riposo te lo meriti.

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