Nasce la generazione Conte: una squadra di giovani nella quale l’unione fa la forza

conte

Il Corriere della Sera (A.Bocci) – Sta nascendo la generazione- Conte. «Uomini straordinari per fare cose straordinarie », lo slogan coniato dal c.t. il primo giorno di scuola. L’Italia all’Europeo francese punterà sul gioco, sul collettivo, sul gruppo perché il talento lo stiamo perdendo, un po’ per volta, ma inesorabilmente. «Gli schemi contano più delle giocate e il collettivo più del singolo», racconta Montolivo, figlio prediletto di Cesare Prandelli, ma pronto a ritagliarsi un ruolo anche nel nuovo corso. L’Italia, a due convocazioni dalla missione in Francia, sta cambiando anima. Meno talentuosa, ma tosta. Nel ritiro, che quasi certamente sarà a Montpellier, ci presenteremo senza stelle a eccezione di Buffon. Una squadra di lotta più che di governo. E che non rispecchia la nuova geografia del campionato. Basti pensare che appena tre dei 28 convocati giocano nelle prime quattro della serie A: il viola Astori, il napoletano Gabbiadini, il romanista Florenzi. E soltanto quest’ultimo rischia di essere titolare venerdì sera allo stadio Re Baldovino di Bruxelles (ieri è stato alternato con il milanista Cerci nel 4-4-2) contro i migliori del ranking.

Conte sta lavorando in profondità. Ora che ha trasformato la nazionale in una squadra e ha scelto i sistemi di gioco (4- 3-3 o 4-4-2 con il 3-5-2 in casi di emergenza), mira a ringiovanire il gruppo. L’americano Pirlo è quasi fuori dal giro. Il c.t. gli ha consigliato di tornare per non rischiare di rimanere fuori, lui ha risposto con un tweet: «Finalmente si torna al lavoro a New York». Accompagnato da un hashtag significativo: «Stop rumors». Il regista, al momento, non intende sfruttare la finestra invernale del mercato per rientrare in Italia. E anche Daniele De Rossi, un altro campione del mondo, fuori per un problema muscolare all’adduttore della gamba destra, potrebbe uscire dal giro. Al momento non è nella lista degli intoccabili. La nuova generazione si specchia nella faccia da bravo ragazzo di Darmian (il secondo per minuti giocati dietro Bonucci), nella disponibilità al sacrificio del ritrovato El Shaarawy, nella duttilità di Candreva e Parolo, nel talento abbinato alla grinta di Verratti (stavolta fuori gioco per infortunio).

E ancora nel dinamismo di Florenzi, nella forza del centravanti operaio Pellé, nei gol brasiliani di Eder. Un’Italia nuova, diversa. Il Mondiale del 2006 è lontano. In quasi dieci anni molte cose sono cambiate e il lavoro di Conte è senz’altro più difficile di quello affrontato da Lippi. Buffon (e anche Barzagli) è il legame tra l’Italia di oggi e quella campione del mondo. Gigi è la garanzia insieme a un’esigua pattuglia bianconera che comanda la difesa: Barzagli, come detto, soprattutto Bonucci e Chiellini ai quali va sommato Marchisio. Ma se in Francia riusciremo a stupire sarà perché i nuovi figli di un dio minore avranno marcato la differenza. Conte ci crede. E le prossime partite misureranno la crescita. In attesa degli ultimi ingressi: Pepito Rossi ci spera, Balotelli sembra sempre più fuori, Okaka si candida: «Questa seconda convocazione vale più della prima ed è l’occasione per far vedere le mie qualità, fisiche e umane. Nella vita ho fallito tante volte, ma non sono mai andato al tappeto. Io come Mario? Lui è Balotelli, io Okaka, nomi e storie diverse. Sono un ragazzo tranquillo e perbene». Un ragazzo che sogna Parigi. Anche lui vorrebbe entrare a far parte della generazione Conte.

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti