Corriere dello Sport (R. Maida) – Più che una conferenza, è stata una lezione. Dietro alla cattedra di Trigoria, José Mourinho ha spiegato il momento della Roma senza risparmiare un vocabolo. Dalle difficoltà legate agli infortuni, cominciando naturalmente da Dybala, alle mancanze della squadra che ha vinto a Tirana e su Tirana si è adagiata. E la stoccata finale ad Abraham, appena prima di salire sul pullman che ha portato la squadra all’aeroporto, è un messaggio inequivocabile: caro Tammy, il tempo è scaduto.
“A me non piace piangere ma siccome tutti i miei colleghi lo fanno, un po’ piango anche io: abbiamo giocato il derby con la squadra dello scorso anno, in cui Camara ha preso il posto di Mkhitaryan. È un fatto. Il nostro “mercatino” (il diminutivo non sembra casuale, ndr) non sta giocando. A centrocampo la Roma ha perso in estate tre calciatori: Micki, Veretout e Sergio Oliveira. Dei sostituti Wijnaldum non ha mai giocato, Camara è arrivato all’ultimo momento e sta cominciando a crescere adesso, Matic era stato scelto perché fosse un’alternativa a Cristante. Siamo pochi. E così Pellegrini, che ha uno storico di fragilità muscolare, ha dovuto giocare troppo. Non gli si poteva chiedere di essere sempre al 101 per cento. Il lato positivo di questa situazione è far crescere i giovani: Zalewski, Volpato, ora verranno Bove e presto anche Tahirovic. Anche così, comunque, la Roma ha raccolto i punti che lo scorso anno aveva raggiunto dopo 15 giornate significa che se otterremo qualcosa contro Sassuolo e Torino arriveremo alla sosta più avanti rispetto al 2021. Speriamo di tornare a sorridere da subito”.
“Cosa succede ad Abraham? Dovreste chiederlo a lui, quando farà la prossima intervista. Se è assente, se ha qualche problema, se pensa al Mondiale…“