José Mourinho e la vittoria, una vera e propria ossessione. Cosi descrive questo rapporto lo stesso allenatore portoghese nel libro di Joao Gabriel “Manténganse locos y hambrientos”:
“Sono stato un po’ vittima di me stesso; se potessi, sarebbe una delle cose che non ripeterei. Perché ho vinto, vinto e vinto… E sono entrato in una dinamica in cui non vincere sembrava la fine del mondo. Io stesso, per la mia personalità, ho incoraggiato un po’ questo pensiero. Il lavoro è vincere, vincere, vincere. Ma poi quando sono arrivato in situazioni in cui era molto difficile vincere, non ho accettato la sconfitta come altri allenatori ma reputavo il mio lavoro sempre insufficiente. Non vincere per me era un fallimento, ma non dovrebbe essere così. Ho sempre detto ai giocatori: in me troverete un uomo onesto. Un uomo che ti dice la verità, che ti dice le cose che vuoi e non vuoi sentire. Un giorno potranno dire dire di me che sono un pessimo allenatore, che sono stato un bastardo, ma nessuno potrà dire che non fossi onesto. Per me le conferenze stampa sono un lavoro, e opto sempre per due o tre idee chiave che sono ciò che io chiamo “ancore di salvezza”, a cui ti aggrappi per trasmettere ciò che pensi sia importante in quel momento e per quella partita. Ma ci sono sempre domande che non ti aspetti, alcune del tutto sorprendenti, ed è l’intelligenza emotiva che ti costringe a reagire rapidamente, ad avere una risposta. In passato la conferenza stampa era il momento della comunicazione di un allenatore. L’unico intermediario era il giornalista e questo ci dava la garanzia che il nostro messaggio sarebbe arrivato al destinatario senza travisamenti. Oggi in alcuni casi non è così. Sto parlando in conferenza, ho inviato un certo messaggio a un determinato destinatario e le reazioni a quanto ho appena detto sono già partite sui social, sui siti e così via… La domanda che sorge spontanea è: quale messaggio raggiungerà il destinatario? Sarà il mio messaggio o le reazioni distorte di quello che ho detto? E questo fa la differenza nella nuova comunicazione”.
