Monchi saluta Siviglia: «Sì, la Roma mi vuole»

Corriere Dello Sport (A.De Pauli) – Dopo quasi trent’anni al servizio del Siviglia, è arrivato il giorno dell’annuncio della dolorosa separazione dal club della vita da parte di Monchi, che di fatto, a partire da questo momento è libero di accasarsi dove meglio creda. Un addio graduale, che si concretizzerà nel corso delle prossime settimane, ma che non prevede l’esborso della temuta clausola di rescissione (5 milioni, che a partire da luglio sarebbero diventati 2,5 secondo contratto) né da parte del diretto interessato, né della società che riuscirà ad assoldarlo, come confermato dal presidente José Castro. «Non deve pagarci nulla, perché con il suo lavoro Monchi ci ha fatto guadagnare denaro, titoli e moltissime altre cose». Il congedo dai tifosi è fissato per il prossimo 8 aprile, in coincidenza con la gara interna di Liga con il Deportivo La Coruña. Poi, salvo sorprese, dovrebbe iniziare la nuova avventura romana, anche se lo stesso Monchi, almeno per ora, preferisce mostrarsi prudente. «Non ho ancora preso alcun impegno con nessuno, non ho firmato alcun triennale, come si sente dire in giro, e tanto meno alle cifre che ho letto (si è parlato di 5 milioni a stagione). Magari fossero quelli i numeri in ballo». Il Re Mida dei ds, però, ha ammesso una trattativa più che avviata con i giallorossi. «Confermo che la Roma è tra i club che hanno mostrato più interesse per me, anche se non è stato l’unico. Ci siamo visti a Londra e ammetto di aver sbagliato a non aver avvisato di questo incontro il presidente del Siviglia. Ho ascoltato e ho cercato di capire quale fosse il progetto».

L’EREDITÀ – La conferenza stampa di Monchi, che si è presentato in pantaloni beige, camicia azzurra e giacca blu, la personale divisa portafortuna esibita in occasione dei grandi appuntamenti del recente passato del Siviglia, si era aperta con la spiegazione della sua decisione. «È il giorno più duro della mia vita, ma ne ho bisogno. Sento la necessità fisica di cambiare. Non è una questione professionale, ma personale. Dopo 29 anni qui, 17 dei quali da direttore sportivo, è venuto il momento». Il ds ha annunciato che non intende portare con sé nessuno dei suoi collaboratori, che, in principio, proseguiranno il suo lavoro in Andalusia. «La maggior eredità che lascio, comunque, non sono i 9 titoli, ma la struttura che abbiamo creato». Poi, con commozione trattenuta a stento, è giunto il momento dei ringraziamenti. «Grazie a tutti. Non ci sarà mai nella storia un direttore sportivo che si sentirà tanto amato quanto me da questa tifoseria. Non è un addio, ma un arrivederci. Ora per me inizia una nuova tappa, che mi vedrà semplicemente nei panni del socio 8.554 del Siviglia, nelle gradinate, insieme ai miei fratelli e a tutti gli altri tifosi».

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