Monchi: «Qui per vincere, non per vendere. La Roma e De Rossi ancora insieme»

Corriere della Sera (L.Valdiserri) – «Credete che abbia lasciato Siviglia, casa mia, per non vincere?». Ramon Rodriguez Verdejo, per tutti Monchi, il nuovo direttore sportivo della Roma, è un uomo che sa legare in una frase passato, presente e futuro. Al di là della digressione su Totti – definitivamente destinato a una carriera di dirigente, senza se e senza ma – sono molti i temi toccati dallo spagnolo. E tutti in modo diretto.

Il mercato: «Elaboreremo la strategia migliore per raggiungere gli obiettivi. Dico subito che il problema maggiore non è vendere ma è comprare male. Incedibili? Non sono qui per vendere fumo e dico che non ce ne sono. Poi, evidentemente, ci sono giocatori più o meno importanti. Valuteremo. Ma la Roma non ha un cartello appeso al collo con scritto: si vende. Ne ha uno dove c’è scritto: si vince».

L’allenatore: «Ho ragionato sui pro e i contro. Tra i contro ce n’era uno solo: lasciare Siviglia. Tra i pro c’era lavorare con Luciano Spalletti, che considero un allenatore molto importante. Ora non possiamo permetterci di perdere un solo secondo perché quello che conta sono il Milan, il Chievo, la Juventus e il Genoa. Conservo la speranza che Spalletti possa restare con noi. Ci proverò, altrimenti lo capirò».

Il rinnovo di Daniele De Rossi: «Abbiamo la voglia comune di continuare insieme. Dovremmo essere particolarmente imbranati per non riuscire a raggiungere un accordo così».

Il ruolo di Franco Baldini: «È la persona che aveva ricevuto il mandato da Pallotta per contattarmi. Ma io non mi sono innamorato di Baldini, bensì della Roma».

Il confronto con la Juventus: «Conosco il potenziale della Juve. Sono ambizioso per natura, ma non vendo fumo. Colmare il divario non è facile ma neanche impossibile. Nella rosa attuale abbiamo ottimi giocatori. Bisogna continuare a lavorare e molto. Tutti nella stessa direzione».

Il razzismo: «È un tema che mi preoccupa. In Spagna ci stiamo lavorando da tempo, grazie al contributo di tutti: club, federcalcio, governo, giocatori, allenatori. Tutti seguono la stessa linea e hanno la medesima ossessione: togliere il razzismo dal calcio. Credo che in Italia si possa fare lo stesso ma sarà necessario l’aiuto di tutti, noi addetti ai lavori che dobbiamo collaborare e voi della stampa che dovete denunciare. Un professionista deve uscire dal campo arrabbiato per aver perso, ma mai perché insultato per il colore della sua pelle o per la propria ideologia. Ho trascorso questi giorni con Rudiger, un ragazzo straordinario. Toni sta soffrendo per questo tema, invito tutti a proteggere lui e tutti i calciatori in questa condizione. Siamo nel 2017 e non dovremmo parlare di questi argomenti. Con la modestia dell’ultimo arrivato, chiedo a tutti sostegno, aiuto e prontezza nel denunciare certi episodi».

Le prospettive: «Non mi considero il miglior d.s. del mondo ma una persona fortunata nella sua carriera, alla quale ho dedicato molto tempo e sforzo. Avevo altre opzioni, che forse per nome e tradizione potevano risultare più altisonanti, ma ho scelto la Roma perché qui potrò essere Monchi e perché c’è margine di crescita molto grande».

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