Moggi: “Juve di razza superiore. Roma ancora incompleta. Totti? Bisogna dire basta”

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Il Tempo (D.Di Santo) – Luciano Moggi si gode l’ennesimo record della Juventus, un primato che sente un po’ suo. Lui, da direttore generale bianconero, è arrivato «solo» a quattro scudetti di fila. «Poi ci hanno fermato, altrimenti chissà dove saremmo arrivati», rivendica l’ex dirigente di Juve, Napoli, Roma e Lazio.

Un’impresa arrivata dopo una partenza difficile…
«La Juve ha dimostrato una classe superiore con una rimonta incredibile, nata in un’occasione particolare, la sconfitta pesante col Sassuolo. Dopo la gara Allegri disse: faremo i conti a dicembre. Buffon invece dichiarò: dovremmo parlare tra noi anziani. E lo hanno fatto, si sono parlati, e da quel patto è nata la cavalcata che ha portato la Juventus a inanellare 24 vittorie e un pareggio consecutivi scoraggiando tutti gli avversari. E andando a vincere con umiltà partite che gli altri non hanno vinto. Un esempio lo abbiamo avuto ieri».

Roma-Napoli?
«Dimostra come e perché la Juve ha vinto il campionato. Una partita bellissiima tra due grandi squadre che però non si ripetono sempre. Due esempi? Il Napoli che è andato a perdere a Udine, la Roma che si è fatta fermare dal Bologna. La Juventus invece ha sempre fame. È una questione di Dna, non si scoraggia mai, non si dà mai per spacciata e gioca al massimo dell’agonismo tutte le partite».

Questa è la migliore Juve di sempre?
«Non credo, ma è una squadra importante, in Italia la migliore senza alcun dubbio. Il problema ora è che dovrà maturare in maniera importante per competere in Europa, anche se dobbiamo ammettere che a Monaco è stata eliminata dall’arbitro, non certo dal Bayern».

Tra Conte e Allegri, gli allenatori del quinquennio, chi merita il voto più alto?
«Il primo ha avuto il merito di ricostruire una squadra che era tutta da rifare. Allegri ha preso in mano giocatori che potevano essere stanchi e altri appena arrivati e li ha riportati al massimo. Due imprese troppo diverse per essere comparate».

Alla Roma cosa è mancato?
«La continuità, ma anche la diatriba su Totti non ha fatto bene alla squadra. In questo caso ha sbagliato la società».

In cosa?
«Il club si doveva imporre e mettere in chiaro da subito quello che voleva senza mettere in difficoltà l’allenatore, ma anche gli altri giocatori. Quando si sentono certe dichiarazioni si sa per certo che spesso non rispecchiano il pensiero dei calciatori ma quello che bisogna far apparire all’esterno».

Allora secondo lei Totti è un peso per la Roma?
«È un grande campione meritevole di tutti gli elogi possibili, ma quando la carta d’identità dice 39 bisogna anche saper dire basta».

Meglio l’addio o un futuro da dirigente, allora?
«Sono convinto che farebbe bene anche dietro una scrivania, non c’è dubbio, a meno che non accetti di fare l’Altafini della situazione, accomodandosi in panchina per entrare sempre solo negli ultimi minuti. Ma questo lo deve decidere la società. In ogni caso il caso Totti non è il problema principale della Roma, semmai lo è la mancanza di personalità in certe partite».

Spalletti può migliorare questo aspetto?
«Si può parlare sono bene di lui, ha rimesso in moto una squadra che non andava neanche a spingerla. Ha ridato coraggio a tutti i giocatori, poi gli ingaggi di Perotti ed El Shaarawy hanno fatto il resto. Prima era stato preso un attaccante che non serviva alla Roma, che è Dzeko».

Il Napoli alla lunga sta pagando la dipendenza da Higuain?
«Quella di Sarri è una squadra vera, ieri ha giocato benissimo e avrebbe meritato il pareggio. Il Napoli ha dimostrato di saper giocare a pallone e ha uomini importanti».

Europei alle porte. L’Italia che figura farà?
«La penso come Conte, quando si vede un Inter-Udinese con 22 titolari stranieri non ci si può meravigliare che da noi non crescono i campioni. È un handicap nei confronti di altre nazionali, ma l’Italia per fortuna ha sempre grandi risorse».

L’addio annunciato del ct può influire sul torneo?
«Non credo, Conte è una persona seria e darà tutto. Lo faranno anche i calciatori che hanno la possibilità di farsi vedere in un torneo importantissimo».

Su Conte pende anche la spada di Damocle della sentenza del calcioscommesse…
«Ma no, non conosco le carte ma da quello che ho letto mi sembra tutto un po’ esagerato. E poi in campo ci vanno i calciatori, non le sentenze».

Ha letto delle microspie nella sede dell’Inter? Un po’ ha “goduto”?
«No, per carità. Non ho tenuto neanche conto di quello che ho letto. Ci credo fino a un certo punto».

Se fosse vero saprebbe di cotrappasso.
«L’Inter i contrappassi li avuti in altre maniere, con i passaporti falsi e le sentenze andate in prescrizione ma che hanno dimostrato l’illecità di certi comportamenti. Questo è quello che conta».

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