Marco Conidi, cantautore romano nonché grande tifoso giallorosso, ha rilasciato un’intervista a Il Corriere della Sera. Ecco un estratto delle sue parole:

Conidi, cosa significa per voi questo palco?

Qui abbiamo avuto le nostre prime grandi soddisfazioni. I primi concerti con tanto pubblico. Quella di stasera sarà una festa liberatoria, tanto che abbiamo deciso di registrare un live. Quindi l’invito a tutti gli amanti de l’Orchestraccia è di venire per cantare e ballare con noi. Siamo conosciuti per l’energia dei nostri spettacoli, ma questo sarà ancora di più. Varrà come due ore di palestra, due ore di cardio“.

Vi state allenando?

Lo faccio sempre, da quando ho superato i quaranta tutte le mattine in vista di un concerto. Dobbiamo trascinare il pubblico e arrivare preparati. Del resto il mio modello è Bruce Springsteen con la Street Band: quindi tanto allenamento“.

Sportivo da sempre?

Livello agonistico. Sono stato serie A del rugby. Tennis e pugilato sono altri due grandi amori. E ovviamente, il tifo per la Roma“.

Lo stadio canta la sua “Mai sola mai” come una sola voce. Un inno di fatto della squadra.

È un’emozione meravigliosa per me, è come vincere Sanremo ogni volta. Anzi di più. Ho scritto una canzone d’amore perché sognavo di spiegare cosa fosse questa passione irrefrenabile per la squadra. Come diceva Nick Hornby in Febbre a 90′ il tifo è una cosa talmente chiara a chi la prova e così oscura per gli altri. È questo che dicono i primi versi della mia canzone e credo che interpreti lo stato d’animo di tanti. Lo stadio è una grande occasione antropologica che cancella le differenze sociali“.