Manolas sempre sotto pressione

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La Gazzetta dello Sport (C.Zucchelli) – Giorni di grandi novità in casa Manolas: ad Atene lo zio Stelios è diventato da meno di una settimana l’allenatore ad interim dell’Aek Atene, a Roma invece il nipote Kostas cerca di chiudere la stagione nel migliore dei modi e poi di capire quello che ne sarà di lui. In teoria, se il più anziano dei Manolas è soltanto un tecnico provvisorio, il più giovane rappresenta il presente e il futuro della Roma, anche per via di un contratto particolare che rende difficile la sua cessione prima di settembre, soprattutto per i giallorossi che incasserebbero soltanto metà della cifra complessiva.

SQUILLA IL TELEFONO – In pratica, però, nonostante le ultime prestazioni non siano state all’altezza di fama e rendimento stagionale, Manolas continua ad essere appetito dai club di mezza Europa: dalle inglesi Arsenal, Chelsea e Manchester United, passando poi per le tedesche Bayern Monaco e Borussia Dortmund, in tanti vorrebbero il difensore greco, ormai a 25 anni nel pieno della sua carriera. Luciano Spalletti, dal canto suo, non vuole privarsene, lo considera il punto fermo della difesa — anche se al tecnico piacciono molto pure i difensori dai piedi buoni, come Chivu o Juan avuti nella sua prima avventura giallorossa —, e considera la sua velocità determinante per il reparto, nonostante un carattere forte che ha portato tecnico e giocatore a qualche vivace discussione più di qualche volta.

NERVI TESI – L’ultima, a Bergamo, ma lì Spalletti ce l’aveva col mondo intero e lo stesso Manolas non era serenissimo, come già gli era successo in vari spogliatoi d’Italia, vedi quello di Torino (sponda granata) nel girone d’andata, quando per calmarlo e convincerlo che ormai era inutile protestare con l’arbitro per il rigore concesso contro c’erano voluti il d.s. Sabatini e almeno tre suoi compagni. E poi quanto successo mercoledì all’Olimpico, sempre con il Torino, quando quell’esultanza isterica dopo il gol del pareggio sembrava proprio dedicata al tecnico.

SORPASSO SULL’AEK – La squadra di Ventura non gli porta particolarmente bene, insomma, anche se proprio nel giorno in cui lo zio diventava allenatore dell’Aek ha segnato il suo secondo gol romanista al Toro. Nel club di Atene, Manolas ha giocato 84 partite, con la Roma è a 82, dovesse scendere in campo nelle prossime 3, i giallorossi diventerebbero la squadra con cui ha disputato più partite in carriera: un bel traguardo, per uno che sembra sempre destinato a partite.

RECORD SÌ, PUNIZIONI NO – Come minuti, proprio contro il Torino, ha già superato l’Aek (7.074 contro 7.000), come gol siamo invece lontani (6 con i greci, 2 con la Roma), migliorato, e di molto, anche il rapporto con i cartellini gialli (13 ora contro 22). In questa stagione ha saltato soltanto, tra campionato e Champions, la partita contro il Sassuolo, non fare gli Europei gli consentirà di riposarsi e, magari, rilassarsi un po’. D’altronde, come ha detto Pjanic al match program della Roma, «è uno con una testa un po’ speciale…». A buon intenditor, poche parole. Anche per quanto riguarda le punizioni, dice Miralem: «A volte è difficile fargli capire le cose. Lui pensa di calciarle bene, e col Torino ha voluto tirare due punizioni, ma ora finalmente ha capito che è meglio non farlo più».

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