Il Messaggero – Il derby si vince in difesa

AS Roma v AC Milan - Serie A

«Benatia è il passato, io il presente». Manolas, a fine agosto, si prese la responsabilità più grande anche a parole. La Roma lo ha scelto la scorsa estate per sostituire il miglior difensore del campionato scorso. E lo ha pagato come si fa con quando devi andare sul sicuro: 13 milioni più 2 di bonus. Del resto, per prenderlo, Sabatini ha dovuto sfidare la solita Juve (e anche l’Arsenal). «Ho però deciso io dove andare». Spinto dal manager più potente sul nostro territorio, Mino Raiola, e chiamato da Torosidis, con il quale aveva giocato un anno nell’Olympiacos e a giugno il mondiale in Brasile con la Grecia. Ma ha pesato il consiglio anche del suo idolo Dellas, ex giallorosso ai tempi di Capello e suo riferimento nell’Aek all’inizio della carriera. Qui, alla fine, lo ha raggiunto pure Holebas, terzo pilastro del fortino ellenico e compagno di Kostas già al Pireo.

A MUSO DURO –  La Roma, dunque, e non la Juve. Perché Manolas, 23 anni, ha capito che a Torino non sarebbe partito titolare e che nella capitale avrebbe comunque giocato per lo scudetto. E nello scontro diretto, nel pomeriggio allo Stadium che Garcia non dimenticherà per tutta la vita,Kostas ha mostrato, proprio ai dirigenti bianconeri che provarono a convincerlo, quanto fosse già forte, dopo appena un mese, il suo attaccamento ai colori giallorossi.

Andò a prendere di petto e di testa, con i suoi 186 centimetri, il centravanti Morata che era entrato per far male. Pagò quel gesto di reazione con il rosso, che gli costò il primo stop in Italia. Tipo tosto, insomma. Lo sa bene l’ex romanista Traianos che, addirittura più grosso, gli ha insegnato, oltre ai segreti del ruolo, come farsi rispettare dagli avversari. Vide bene, quindi, suo zio Stelios, il miglior difensore greco di sempre che lo selezionò per l’Aek e ne ebbe la conferma il 19 maggio 2010: nel derby contro l’Olympiacos (playoff), si spaccò subito la faccia in un duello con Mitroglu, ma restò in campo per segnare la prima rete da professionista. Fu operato e per ricostruirgli lo zigomo il chirurgo usò placche metalliche.

 

PUNTO FERMO –  L’espulsione del 5 ottobre lo ha costretto a saltare, per squalifica, le prime 2 partite con la nuova maglia (Chievo e Sampdoria), delle 3 (Genoa, per infortunio) perse fino a questo punto della stagione. Si è presentato con personalità di fronte ai rivali, ma soprattutto con maturità davanti ai compagni. Eppure spesso è stato il più giovane in campo. Sono già 20 le presenze su 23 gare, compreso l’enplein, 6 su 6, in Champions. In difesa, sempre dal primo minuto, è stato il più utilizzato. Anche più di De Sanctis. Accanto a lui, si sono alternati, compreso Castan per un tempo (Empoli), tutti gli altri centrali. Piede destro, solo una volta (Bayern, a Monaco) è partito sul centro sinistra, lasciando la sua posizione a Yanga Mbiwa, per il tandem che probabilmente per Garcia è il più affidabile. Ma a Udine, con Astori, la coppia ha funzionato. A far centro è stato il suo partner. Manolas aveva provato a riaprire il match con il City il 10 dicembre all’Olimpico. Palo. Nel suo destino chissà se c’è proprio il derby. Ricordandosi di Atene.

Il Messaggero – U. Trani

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