Il Corriere della Sera (A.Arzilli) – Tra il secco «no, è uno scempio» ieri edulcorato da Paolo Berdini, assessore all’Urbanistica in pectore della Raggi, alla correzione del M5S (che definisce lo stadio della Roma una «grande opportunità per la città») c’è tutto il caos su un progetto oggi più tema politico che sportivo. E in questa fase il caos gioca evidentemente a favore della Roma che solo due giorni fa, dopo le scintille con la Raggi alla vigilia del duello con Giachetti e le promesse di cause milionarie per la bolla di «non priorità» emessa dalla sindaca fresca di investitura, si era vista di fatto cassare il progetto stadio dal prossimo assessore all’Urbanistica. «No allo scempio», aveva chiuso Berdini. Il M5S, ieri, ha però riacceso la speranza dei giallorossi: «Nessuno scempio: lo stadio della Roma può essere invece una grande opportunità di crescita per la città, a patto che rispetti i principi di legge di fronte ai quali non si transige», hanno detto i pentastellati smontando le parole di Berdini, derubricandole a valutazioni «squisitamente tecniche. Il che però — così il M5S — va affiancato alla considerazione del prestigio europeo e internazionale che un impianto sportivo per la Roma, ma anche per la Lazio, può conferire alla città. In ogni caso è prematuro ora esprimere una valutazione, avremo il tempo per studiare il progetto».
Questo e la rettifica, poco dopo, dallo stesso Berdini («Le mie parole sono state travisate. Non c’è nessun pregiudizio verso lo stadio della Roma. Sarà mio dovere approfondire ogni aspetto insieme al sindaco»), suonano come ri-apertura al plastico che il club consegnò all’analisi della giunta Marino, incassando l’ok. Ci sarebbe pure l’opzione referendum e, visto il seguito, magari alla Roma non dispiacerebbe. E forse nemmeno al M5S, che troverebbe un modo per dire sì senza fare marcia indietro.
