Corriere dello Sport (R. Maida) – L’uscio che separa i bravi attaccanti da quelli che entrano nella storia è a un passo. Romelu Lukaku deve solo studiare la strada più esaltante. Quale migliore occasione per festeggiare, allora, di una serata di gala europea? Lo scorso anno, con la maglia dell’Inter, mise l’autografo proprio in un quarto di finale, in quel caso di Champions League, segnando contro il Benfica. Non solo. Da interista, ha infilato il Milan 5 volte battendolo 8 volte su 11 compresi gli incroci con la Roma.

La svolta, anche nell’atteggiamento, è venuta dopo una delle partite buie di questo periodo: De Rossi ha preteso da Lukaku una ferocia agonistica e una disponibilità al sacrificio superiori e contro il Milan è stato accontentato.
A Udine è arrivato a 299 gol in carriera a livello di club. Se segna contro il Milan, entra nel salone dei trecentisti. Quello, per intendersi, dove soltanto un altro centravanti nato nel 1993 è entrato: Harry Kane, già salito a 335 con le ultime reti nel Bayern.

Lukaku ha raggiunto i 19 gol con la Roma e punta alla cifra tonda pure in questo ragionamento. In Europa League finora ha segnato 7 volte, una ogni 127 minuti giocati, lasciando il marchio sia nei playoff contro il Feyenoord che negli ottavi contro il Brighton. Migliorare i numeri gli consentirebbe anche di competere fino all’ultimo per il primato nella classifica cannonieri, che oggi lo vede al secondo posto dietro a Pierre Auabameyang del Marsiglia, che guida il gruppo a 10.

In queste settimane, Lukaku si gioca molto a livello personale. Il prestito con la Roma scade a giugno, il Chelsea vuole venderlo, le offerte dell’Arabia Saudita lo tentano. Ma se potesse decidere, continuerebbe a lavorare a casa Friedkin. Potrebbe essere accontentato difficile solo se contribuirà a regalare alla proprietà un’emozione nuova e agognata: la partecipazione alla Champions League, che vale denaro da investire anche sugli stipendi più ricchi.