Lotito: «Ogni comunità ha i suoi stupidi: ci sono in quella laziale come in quella ebraica»

Il Messaggero (L.De Cicco) – Noi laziali, dice Claudio Lotito, abbiamo sempre combattuto «comportamenti antisemiti e anti-razzisti». Antirazzisti? Vabbè, un lapsus. Lontano dalle telecamere che lo hanno assediato durante la visita alla Sinagoga, il presidente della Lazio dà fiato ai propri ragionamenti e confessa di avere più di un sospetto sulla mano che ha incollato gli adesivi con Anna Frank in giallorosso.Una mano, forse, «esterna» agli ultrà della Curva Nord. Riecco l’ipotesi del complotto, quindi, anzi del «gomblotto», per richiamarne la versione macchiettistica del Lotito imitato in tv. Il patron della Lazio, in realtà, ha la voce seria: «C’è qualcosa di strano», ripete, mentre aspetta «i risultati delle indagini». Poi, durante la chiacchierata, si apre a ipotesi investigative più probabili. «In ogni gruppo ci sono dei cretini», concede.

Anche nella Lazio, quindi?
«In tutti i gruppi, anche nella comunità ebraica ci sono delle persone, diciamo, particolari».

Cosa intende per persone particolari?
«Dico che in tutte le comunità con centinaia e migliaia di persone può esserci lo stupido di turno. Su una cassetta intera ci può essere una mela marcia, ma non significa che tutta la cassetta sia bacata. Vale per tutti. La settimana scorsa a messa c’era la parabola del Vangelo: dare a Cesare quel che è di Cesare».

Quindi?
«Dire che tutta la tifoseria laziale è razzista è sbagliato. Chi è responsabile, va “daspato” a vita (messo sotto Daspo, ndr). Ma non mi sento di confermare ancora una volta che sono i soliti tifosi laziali razzisti».

Chi è stato quindi?
«Aspetto le indagini, ma non mi sembra che la nostra tifoseria abbia dimostrato atteggiamenti di questo tipo. Gli Irriducibili si sono dissociati, mi pare. Mercoledì contro il Nizza ci hanno fatto anche i complimenti».

Chi?
«Le autorità francesi».

E perché?
«Perché non c’è stato uno striscione razzista, un buuu. E lo stesso contro il Cagliari. Se ci fosse stato un atteggiamento antisemita, sarebbe emerso durante la partita, no? Invece finisce la partita e il giorno dopo si va a pulire lo stadio e spuntano queste fotografie».

Per lei non le hanno messe i tifosi laziali, quindi?
«Abbiamo chiesto alle forze dell’ordine di verificare anche chi ha stampato gli adesivi, perché le stesse cose erano spuntate nell’altra curva, con la maglia della Lazio e la scritta: laziale giudeo».

Ci sta dicendo che per lei sono stati i romanisti?
«Non entro nel merito delle indagini, il problema che mi pongo è che stranamente ora viene fuori un’estremizzazione di un problema che la Lazio ha sempre combattuto, da 13 anni, da quando faccio il presidente».

Un complotto, insomma…
«È strano che dall’oggi al domani esca fuori un meccanismo che dipinge la Lazio razzista e antisemita. E casualità questo avviene non solo in un momento in cui la Lazio ottiene ottimi risultati, ma stranamente proprio quando si registra un cambiamento di tendenza della tifoseria».

Cioè dopo anni di contestazioni, quando lei si è riconciliato con gli Irriducibili…
«Io non mi sono riconciliato con nessuno, sono loro che hanno rivisitato certi atteggiamenti parossistici contro le regole, contro i valori dello sport. Poi se siano veri o falsi non lo so, ma finora si stanno comportando bene. Hanno anche portato i fiori, lì, sul luogo dell’eccidio. E poi che fanno? Si sono impazziti?».

Ritiene davvero impossibile, insomma, che in Curva Nord ci siano dei razzisti?
«Può esserci qualche matto che non accetta questo cambiamento ma è più facile pensare che queste cose siano strumentali per poter destabilizzare l’ambiente».

Fatte da una mano esterna?
«Eh, la mattina può succedere di tutto e poi danno la colpa alla società. Ma mi faccia dire: io ho un ottimo rapporto con la comunità ebraica».

Che però ieri non si è presentata, come l’ha presa?
«Guardi, Kant faceva la differenza tra fenomeno e noumeno. Fenomeno, da fainomai .. apparire, io non volevo apparire. Il mio è un fatto noumenico, non devo cercare gesti riparatori e non devo ingraziarmi nessuno. Queste cose le vivo, dico sempre ai giocatori che devono nutrire anche lo spirito, il sabato qui a Formello facciamo sempre la messa».

Il numero uno della Lazio è stato intervistato anche dal Corriere della Sera. Queste le sue parole.

Presidente Lotito, ha letto il Diario di Anna Frank?
«Certo che l’ho letto: alle scuole medie, quando ancora ai ragazzi venivano trasmessi valori e principi».

Adesso non è più così?
«Direi proprio di no. Noi andavamo a scuola e i genitori seguivano la nostra crescita con il maestro: costruivano assieme il futuro dei figli. Poi c’ era l’ oratorio, che ci formava non solo spiritualmente. E, quando si era più grandi, si cominciava l’attività politica: al di là delle ideologie, venivano trasmessi altri valori».

Come sono oggi i ragazzi?
«Non hanno più punti di riferimento positivi: vivono sui computer e pensano solo ad apparire. Per dirla con Kant, non hanno una cultura noumenica. Si rifugiano nella logica del branco e allora, per dimostrare che esistono, lanciano sassi dai cavalcavia».

E attaccano adesivi con Anna Frank…
«Non hanno letto il Diario, non sanno nemmeno chi sia Anna Frank. Se avessero coscienza di ciò che è successo agli ebrei, non potrebbero commettere atti del genere. Atti che non possono avere giustificazioni».

C’è un modo per risolvere un problema così radicato?
«Repressione e prevenzione. Occorrono pene severissime, anche il Daspo a vita. E poi bisogna insegnare ai giovani, ai bambini. Perché chi ha certi comportamenti non è maleducato, è ineducato: nessuno gli ha mai spiegato nulla».

Ha annunciato che porterà ogni anno un gruppo di ragazzi in un campo di concentramento: lei ci è mai stato?
«Ad Auschwitz. Là si riflette sull’ottusità umana: l’uomo è capace di barbarie inammissibili. Lo chiamerò “viaggio della memoria”, perché certe cose devono essere cancellate ma mai dimenticate. Non a caso ho ispirato la mia vita sui principi cristiani del rispetto e della solidarietà. Il razzismo è un obbrobrio».

Eppure continua a far parte della nostra quotidianità…
«Quando leggo di extracomunitari che lavorano 15 o 16 ore al giorno e guadagnano quasi niente, dico: questi sfruttatori vadano in galera e si butti la chiave».

È andato in visita alla sinagoga, perché?
«Certo non per lavarmi la coscienza, né per giustificarmi. È stato un atto sentito e voluto, un gesto che ho avvertito di dover fare a livello interiore. Per me, per la società che rappresento, per i tifosi della Lazio. Tantissimi di loro mi hanno ringraziato».

I tifosi della Lazio sono spesso accusati di razzismo…
«Dicerie, falsità: non sono peggiori degli altri. Anche nella nostra curva hanno trovato delle immagini di Anna Frank con la maglia della Lazio, ho le foto. E ci sono stati striscioni con su scritto: laziale ebreo. È un problema di tutti e nessuno ha fatto quanto me per combatterlo, nel calcio».

A cosa si riferisce?
«A Bologna scenderemo in campo con la maglia contro l’antisemitismo, ma ne abbiamo fatte per il Giubileo, contro la camorra, con scritto “Je suis Charlie” e “No racism”. Il nostro impegno è sotto gli occhi di tutti, come il mio personale contro certi tifosi. Dal 2004, da quando ho preso la Lazio, ho cambiato tutto».

Com’era la situazione tredici anni fa?
«In curva c’erano cori razzisti, svastiche, di tutto. Li ho combattuti: sono stati arrestati, hanno subito misure cautelari e sequestro di beni. Se la sono presa anche con me e la mia famiglia: mio figlio non è voluto entrare allo stadio per tanto tempo. Non è un caso se vivo ancora sotto scorta».

Ora però anche quei tifosi che ha combattuto sono tornati dalla sua parte…
«Ma io non mi sono riconciliato con nessuno, sia chiaro: non accetto illazioni. Ho tracciato una strada maestra e hanno deciso di seguirla».

Però in curva il razzismo non è stato debellato…
«La Lazio non ha responsabilità. Per fortuna hanno preso i responsabili, voglio capire chi sono, perché potrebbe anche esserci dietro qualcosa di strano, di diverso. Non tutti sono contenti che i tifosi più estremi siano venuti dalla mia parte».

Teme che la Lazio sia vittima di un complotto?
«Dico solo che mi aspetto che tra qualche tempo venga fuori qualcosa contro di me».

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