Corriere della Sera (S. De Santis) – Non bastano 1.215 chilometri, che sono circa quelli che dividono lo stadio Olimpico di Roma dalla Puskás Aréna di Budapest, per arginare la profonda delusione dei 54mila tifosi romanisti che, ieri sera, hanno scelto la “casa” giallorossa per assistere alla finale di Europa League tra Siviglia e Roma.

Una lunga notte senza caroselli dunque, ma con un lungo applauso finale dei sostenitori allo stadio, nonostante tutto. L’attesa del popolo romanista per quella che era sentita come la partita di riscatto per una intera stagione si era fatta sentire subito, ad inizio match, nei cori dell’Olimpico.

L’altalena delle emozioni è divenuta plastica nel boato seguito al gol del vantaggio giallorosso, firmato Dybala (34’ del primo tempo). I tifosi non hanno smesso mai di incitare i propri beniamini. L’unica manciata di secondi di silenzio all’Olimpico si è registrata intorno al 5 minuto (su 6) del recupero quando il Siviglia si è avvicinato pericolosamente alla porta di Rui Patricio, rischio scampato.

Sui maxischermi fischia l’arbitro Anthony Taylor (inglese). E i romanisti dell’Olimpico, di tutto punto, fischiano lui. Per un minuto, che però sembra mezzora. Ed ancora più interminabile è la lotteria dei rigori. Nessuno sta più seduto a questo punto. Il finale se lo aggiudica, però, il Siviglia: 5 a 2. L’attimo prima che Cristante tirasse il primo penalty il popolo giallorosso cantava forte: “Roma, Roma, core de sta città, unico grande amore“.