“Dallo stadio della AS Roma a una ‘romanella’ di stadio”. Caudo: “Serve chiarezza su questo progetto. L’aver inviato in Regione un progetto che non si condivide, trasforma la Conferenza dei Servizi in un qualcosa di politico”. Civita: “Se il Comune di Roma ritiene che l’area dello stadio sia sbagliata ha il dovere di fermare l’iter” – FOTO

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Pagine Romaniste (F.Biafora) – Proseguono i dibattiti sullo stadio della Roma. Alle ore 17,30 a via Madonna dei Monti 40, in zona Cavour, presso il Dipartimento di Architettura dell’Università Roma Tre si è tenuta la conversazione “Dallo stadio della AS Roma a una ‘romanella’ di stadio“. Presenti Giovanni Caudo, ex assessore all’Urbanistica, Fernando Magliaro, giornalista de Il Tempo, e Michele Civita, assessore all’urbanistica e all’ambiente della Regione Lazio. In programma gli interventi di Caudo, De Blasio (del Comitato di Decima), Magliaro e Civita sul come è difficile investire a Roma, di cosa significa la regia pubblica nelle scelte di governo della città: il tutto a partire dalla vicenda dello Stadio giallorosso.

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19.35 – Prende la parola Michele Civita, assessore all’urbanistica e all’ambiente della Regione Lazio:

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La Regione ha una funzione descritta non benissimo nella legge che contiene le norme sugli stadi. Il progetto arriva in Regione e la regione è competente sull’indizione della conferenza dei servizi poiché conteneva una variante urbanistica. La legge prevede che prima sia dato l’interesse pubblico, però non deroga le stesse norme dalle procedure urbanistiche. La delibera di variante va fatta in base a queste procedure. Noi al Comune abbiamo detto da sempre che se pensano che il progetto sia uno scempio la partita va chiusa in consiglio. Con una nuova delibera, come fatto con la Fiera di Roma. Ci sono state delle riunioni tra le amministrazioni e si è dato il via alla Conferenza dei Servizi. Ora serve l’atto urbanistico, perché questo è intrinseco col fatto che la Regione indice la Conferenza dei Servizi. E’ chiaro che la delibera deve essere in qualche modo legata a quello che stiamo discutendo in Conferenza dei Servizi. Se si pensa che l’area sia sbagliata e che il progetto sia uno scempio il Comune di Roma ha nelle sue mani il dovere di fermare questo iter, visto che sono coinvolte diverse amministrazioni pubbliche. Per migliorare il progetto si lavora in Conferenza dei Servizi. Anche la convenzione deve essere approvata prima dal Comune di Roma e poi integrata dalla Conferenza dei Servizi. La conferenza lavora abbastanza bene, c’è totale trasparenza. Indicizzeremo meglio il sito della Regione sullo stadio. Stiamo lavorando con il massimo della trasparenza possibile, utilizzando un nuovo metodo. Sono d’accordo con Caudo quando dice che se ci fosse solo lì lo Stadio non andrebbe bene. Servono le opere pubbliche. Per fare in modo che la Roma-Lido diventi una ferrovia non bastano i 180 milioni a disposizione della Regione. Lo stadio da solo non regge, non conviene farlo, o si fanno i servizi o non si fa“.

19.15 – Prende la parola Ferdinando Magliaro, giornalista de Il Tempo:

Il problema ulteriore è cercare di trasformare un argomento così delicato come quello del nuovo stadio in tematica fruibile. Lo stadio è l’unica grande opera, insieme alla Metro C, in programma oggi. Io sono tifoso della Roma, ma faccio prima di tutto il giornalista. Quando c’è qualcosa che non va devo dirlo. Dovrò capire come procederà la conferenza dei servizi. Ci sarà la variante urbanistica da approvare. Se da un lato abbiamo la trasparenza della Regione, dall’altra abbiamo Berdini che la smentisce. Parla di scadenza per la presentazione della variante come 3 febbraio. Che senso ha mandare in Regione un progetto poi continuamente messo in discussione? Ci domandiamo tutti cosa faccia Berdini. Io devo spiegare a chi mi legge perché l’assessore dice una cosa e gli atti sono invece diversi. Lui rifiuta di ascoltarmi, sembro uno stalker quando tento di chiamarlo“.

Ore 18.40 – Finisce l’intervento di Giovanni Caudo. Vengono mostrate alcune slide sugli impatti dei vari stadi europei sui rispettivi club che ci giocano.

Ore 17.55 – Giovanni Caudo, ex assessore all’Urbanistica, inizia a parlare servendosi di alcune slide alle sue spalle:

Ci sono molte ragioni per parlare dello Stadio della Roma viste le cronache di questi giorni. Servirebbe più linearità e chiarezza nel trattare l’argomento che riguarda Tor di Valle. Queste mancanze di chiarezza e linearità rischiano di danneggiare la città. Vorremmo che l’amministrazione Raggi dicesse o sì sì o no no, il di più viene dal maligno. Ci vuole coerenza con le cose che si scrivono e si dicono, ovvero la voglia di chi governa di bloccare tutto. Hanno parlato anche di operazione criminale. L’aver inviato in Regione un progetto che non si condivide, trasforma la Conferenza dei Servizi da un qualcosa di tecnico a un qualcosa di politico, con trattative. E’ un disastro, sono danni per tutti. Se è sì diciamo sì e siamo rigorosi, se è no diciamo no e siamo altrettanto rigorosi. Perché abbiamo imbastito questa procedura e non abbiamo fatto un’attuazione diretta del piano regolatore? Lo stadio ha 60mila spettatori, per cui servirebbero 160 mila metri cubi, cifra che rientra nel piano regolatore. Questi 160mila metri cubi equivalgono a carichi urbanistici per 1403 abitanti. Non tutti i metri cubi sono uguali! L’area di Tor Di Valle è edificabile dai 69.000 e 354.000 metri quadri. Il piano regolatore lo consente, potrebbe esserci da subito l’attuazione diretta. Il carico urbanistico è 50 volte superiore al Piano Regolatore. Rispettare i metri cubi previsti dal PRG ma fare lo stadio non è applicare le regole. E’ un disastro per la città. Quindi si è deciso per questo iter. E’ stato detto che sono state inserite opere pubbliche per far costruire di più il privato. Noi abbiamo fatto così: è stata ridotta la cubatura ed aumentate le opere pubblicheNon ne posso più del fatto che non si deve fare la metropolitana. Per arrivare a Tor di Valle servono 16 treni l’ora, possono essere 8 via metro e 8 via Roma-Lido o anche 16 tramite la Roma-Lido. Deciderà la conferenza dei servizi. Il bacino di utenti che andrà allo Stadio è concentrato nel centro città, mentre la Roma-Lido si concentra sulle aree esterne. Per questo si preferiva la soluzione della metro B, si erano fatte considerazione di carattere trasportistico. E’ uno stadio che ha tre uscite pedonali, è stata una cosa imposta anche dal Prefetto. Non so su quale carta si dice che l’area dello stadio è esondabile, non lo dice nessuno. Ma qualcuno usa ancora questa parola ‘esondazione’ per l’area… Sono stati previsti 10 milioni di euro per la messa in sicurezza del Fosso di Vallerano. La cui area è esterna a quella dove sorgerà lo stadio. Le opere pubbliche sono obbligatorie, quindi da realizzarsi anche se crescono i costi. E’ previsto nella delibera che si può ridurre la SUL. Se un’opera pubblica la fa il pubblico automaticamente si riduce la SUL. Se il Comune metti i soldi fa le opere pubbliche e quindi non ci sono i grattacieli. Le opere pubbliche valgono 195 milioni di euro. La patrimonializzazione pubblica è di 363 milioni totali ed era di 270 milioni quando ci è arrivata la proposta iniziale. Un’incidenza del 25% sul totale dell’intervento sullo Stadio della Roma (totale 1,5 miliardi di euro). Il privato si assume il rischio di impresa della realizzazione degli uffici (le torri) ma restituisce il 100% della ‘rendita’ (calcolata in 805 € al mq) al Comune. Il Comune non ci mette un euro. Il pubblico porta a casa 281 € al metro cubo in questa operazione. Vediamo alcuni esempi: Porta di Roma porta 41 €/mc, Ponte di Nona 51 €/mc. Noi volevamo che lo stadio fosse la prima opera per dare vita ad un rapporto pubblico-privato come nelle altre grandi città europee. Noi volevamo fare il contrario rispetto a quanto fatto fino ad oggi con le grandi operazioni, a Porta di Roma non ci sono neanche i soldi per tenere le luci accese“.

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Ore 17.45 – A breve inizierà il dibattito “Dallo stadio della AS Roma a una ‘romanella’ di stadio“.

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