La sua Roma garbata e ironica, viva Massimo

Scrivere questa volta è una fatica epidermica, fisica, intellettuale, viscerale. E’ sofferenza senza nessuna piacevolezza perché solo poche ore fa mi è arrivata la notizia che Massimo Ruggeri se ne è andato a sorridere da qualche altra parte. Il mio amico e fratello Massimo. Una mazzata che mi ha demolito. Non potremo più prenderci giro, lui a dirmi cretino, io a rispondergli che si comprasse le scarpe con i lacci. Il nostro volersi bene partiva dal fatto che lui aveva capito la mia follia e io la sua. Tra noi due esisteva una chimica naturale, ci bastava uno sguardo per capirci. Quello che mi mancherà di più di Massimo non saranno di certo le lucine rosse delle telecamere, ma tutto il resto. Le centinaia di serate passate insieme a parlare di Roma e tanto altro, magari tutti intorno a un tavolo. Mi mancherà più che il giornalista Massimo, la persona Massimo, una persona perbene, capace di interfacciarsi con i re e i barboni alla stessa maniera, sempre con quel sorriso accennato che era la firma sulla sua più grande qualità: l’ironia. Mi mancheranno le sue telefonate, anche a notte fonda, per parlare della nostra Roma, degli arbitri che ce l’avevano con noi, di società, allenatori, calciatori, quasi mai di colleghi perchè Massimo, credetemi, magari lo pensava, ma faceva fatica a parlare male di qualcuno, preferiva semmai non parlarne. In questo momento per me di dolore acuto, sarebbe stato capace di chiedermi un official e par amigos. Gli avrei risposto official: è una sofferenza sapere che te ne sei andato da un’altra parte. Par amigos: vieni fuori da dove ti sei nascosto, mettiti i lacci alle scarpe e andiamo a divertirci con la Signora in Giallorosso. Lo scrive P.Torri su Il Romanista.

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