La Roma vola negli Usa per lo stadio

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Il Corriere Dello Sport (R.Maida)La Roma prova a fare lo stadio. Mentre in città divampano le fiammate, in pieno clima elettorale, i dirigenti Italo Zanzi e Mauro Baldissoni sono volati a Boston per incontrare il presidente Pallotta e aggiornarsi sulla tempistica del progetto definitivo da consegnare alla Regione Lazio. I due manager sono sbarcati ieri e torneranno sabato mattina, in tempo dunque per assistere al derby, con la ragionevole speranza di aver superato gli ostacoli tecnici che hanno finora frenato la pratica Tor di Valle.

ACCELERAZIONE – Era inevitabile, alla luce della caduta del sindaco Marino, che si dovessero attendere le elezioni del successore perché si muovesse qualcosa di concreto su una piattaforma così importante. Ma la Roma sta cercando di stringere i tempi per rispettare l’ultimo annuncio di Pallotta: «Il dossier sarà consegnato entro aprile. Quando è iniziato l’iter per lo stadio non ci aspettavamo tutte queste difficoltà: complicazioni sull’impatto ambientale, sul design… Ma i ritardi ci sono stati anche per colpa nostra». Per questo motivo Pallotta ha licenziato uno dei suoi storici collaboratori, Mark Pannes, e lo ha sostituito con David Ginsberg, esperto del settore come testimonia la sua storia al Liverpool per la ristrutturazione del mitico Anfield.

TEMPI – Dal momento in cui la Conferenza dei Servizi della regione riceverà il progetto, l’approvazione per legge deve arrivare entro sei mesi (al netto di eventuali sospensioni per gli approfondimenti). Soltanto dopo potrà partire il cantiere che negli auspici della Roma consentirebbe di inaugurare lo stadio nel giro di un paio di anni. L’obiettivo 2017 è ormai irrealizzabile, tanto è vero che la Roma rinnoverà il contratto in essere con il Coni per l’affitto dell’Olimpico, ma Pallotta esclude che si vada troppo in là con l’attesa: «Il 2021? Se così fosse mi sparerei…».

COINVOLGIMENTO – La situazione dello stadio interessa doppiamente il Coni, anche in vista della candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2024. La finale del torneo di calcio, secondo il piano del comitato promotore, si dovrebbe giocare proprio a Tor Di Valle. Ma se lo stadio non dovesse essere pronto per i Giochi, la sede verrebbe spostata in un’altra città. «Esiste un problema Tor Di Valle» ha ammesso il presidente del comitato, Luca Cordero di Montezemolo.

PUNTURE – Ma come si diceva all’inizio, le polemiche sull’argomento non si calmano. In mattinata l’ex sindaco, Ignazio Marino, che aveva accompagnato la fase iniziale del progetto fino alla dichiarazione di «pubblico interesse» dell’assemblea capitolina, è stato molto critico con il governo e con la regione. «Renzi e Zingaretti vogliono fermare la costruzione, cioè ricchezza sportiva ed economica. Si farà? Non lo so, c’è confusione anche tra i candidati: mi auguro prevalga l’interesse della città e che quindi si faccia lo stadio». La risposta di Nicola Zingaretti non si è fatta attendere: «E’ stravagante dire di sì o di no se non ho ancora il progetto. La Regione è in attesa di queste carte. Lo stesso Comune inviando i documenti con i pareri sui progetti depositati scrisse esplicitamente che l’assenza di un parere positivo avrebbe compromesso l’interesse pubblico dello stadio e i dipartimenti inviarono tutti i pareri negativi».

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