Friedkin ci riprova, Roma verso l’uscita dalla Borsa: la situazione

Pagine Romaniste Venerdì è il giorno decisivo per il possibile delisting della Roma. Si potrebbe concludere così un matrimonio mai veramente consumato tra la società giallorossa ed il mercato azionario. Il Friekdin Group, sin da subito ha manifestato la volontà di effettuare il delisting e far uscire così il titolo da Piazza Affari. Risparmio di risorse da impiegare per la società e maggiore agilità nel gestire i conti del Club sono solamente alcuni dei motivi per cui il neo presidente giallorosso chiede di uscire dalla borsa.

DAN FRIEDKIN VUOLE TUTTA LA ROMA

Lo scorso 9 ottobre è stata lanciata l’Offerta Pubblica di Acquisto, l’Opa. Dan Friedkin, che parte da una base dell’86,4% delle azioni, vorrebbe ottenere il pieno possesso della Roma e, per farlo, ha bisogno del 13,4% di azioni ancora flottanti sul mercato e in mano ai piccoli azionisti. Qualora il presidente giallorosso dovesse ottenere il 95% delle azioni del club, il delisting sarà automatico.

PERCHE’ LA ROMA VUOLE USCIRE DALLA BORSA

La volontà del Gruppo Friedkin di investire nella Società è fuori dubbio. Con il delisting il Club godrebbe di molti vantaggi: sarà infatti in grado di operare in modo più flessibile e agile quando si tratterà di prendere decisioni a livello manageriale e di muoversi più rapidamente, semplificando le complessità legate allo status di società quotata. Lo ha spiegato in maniera chiara il CEO Guido Fienga ai microfoni dell’Ansa il 19 ottobre: “Una conclusione positiva di questo processo d’OPA potrebbe aiutare il Club a fare progressi nel miglior modo possibile”. (QUI L’INTERVISTA COMPLETA)

L’ALTERNATIVA

Il rischio per i piccoli azionisti che non volessero aderire, soprattutto di fronte all’ipotesi di nuovi aumenti di capitale, è che la propria percentuale di partecipazione venga diluita e che il titolo, in caso di delisting, possa non essere più vendibile. Venerdì 30 ottobre sono state presentate 99.100 richieste di adesione, per un totale di 956.643, pari all’1.13 dell’offerta, ancora troppo poco rispetto a quello di cui ha bisogno Friedkin. Se andrà in porto, la Roma non sarà più quotata in Borsa. Del resto non lo è stata fino al 23 maggio del 2000, giorno in cui vi è entrata per volontà di Franco Sensi.

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