La cooperativa di Lucio in marcia verso il derby

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Il Messaggero (S.Carina) – Non si ferma più. Nemmeno in Nazionale. Mohamed Salah continua a segnare. Lo ha fatto anche venerdì, nella difficile trasferta in Nigeria dell’Egitto, valida per le qualificazioni alla prossima Coppa d’Africa. È lui, a sorpresa, l’uomo in più della Roma sotto il profilo del gol. Perché alzi la mano chi, a questo punto del campionato, immaginava l’africano avanti nello score rispetto a Dzeko. I numeri invece parlano chiaro: 11 per l’ex viola, 7 per il bosniaco superato anche dal connazionale Pjanic (9) e insidiato ora da El Shaarawy, capace di segnare 5 reti in 8 partite.

L’IMPENNATA – Poco male, perché la Roma che si avvicina al derby, vanta comunque il miglior attacco della serie A (a pari merito col Napoli, 62 gol). Merito certamente della cura Spalletti anche se con Garcia le cose non andavano così male. Quando Rudi fu costretto a lasciare dopo Roma-Milan, i giallorossi avevano frenato in campionato ma continuavano a viaggiare con una media di reti soddisfacente: 1,8 a partita, in virtù di 36 centri in 19 gare. È però con il tecnico toscano che avviene l’exploit. A Lucio sono bastati 11 incontri per alzare la media a 2,36 grazie alle 26 reti segnate. Mai fine a se stesse: perché 25 gol su 26 sono arrivati su azione manovrata e con 9 giocatori diversi. La Roma quindi si comporta da collettivo proprio seguendo il percorso indicato, nell’addestramento quotidiano, dall’allenatore. L’attacco è così tornato il migliore del torneo insieme a quello della squadra di Sarri che può vantare però nelle sue fila un extraterrestre (Higuain) che da solo ne ha segnati 29, sei in più del trio Salah-Dzeko-El Shaarawy. La mano di Spalletti è riconoscibile, a prescindere dal sistema di gioco utilizzato. Fin qui ne ha provati almeno quattro: 3-4-2-1, 4-1-4-1, 4-3-1-2 e 4-2-3-1. Ha cambiato sia in partenza che in corsa, guardando sia alle caratteristiche dei giocatori a disposizione (ne ha già coinvolti 24) che all’assetto della formazione da affrontare. Le opzioni con il centravanti o con due esterni d’attacco, hanno dato più o meno gli stessi risultati. Anche se è corretto rimarcare come gli innesti a gennaio di Perotti e El Shaarawy gli abbiano regalato opzioni che il suo predecessore non aveva.

NUMERI DA CAPOGIRO – Oramai quando c’è qualcosa che fa rima con gol, la Roma è sempre avanti nelle speciali graduatorie. Prima nello score complessivo in campionato (62 reti), nei gol segnati in casa (32), tra le squadre che hanno segnato il maggior numero di reti nel primo quarto d’ora (11), tra quelle che segnano di più (4) ed effettuano più tiri totali (11) in contropiede. Ma non finisce qui: i giallorossi sono quelli che hanno mandato più giocatori in rete (18) in questa serie A, quelli che sono stati per più minuti in vantaggio (1181) e la squadra che ha colpito più pali (13).

PROGRESSI INDIVIDUALI – I progressi, oltre che di squadra e dunque legati al collettivo, sono anche individuali. Merito anche in questo caso di Spalletti, capace di incidere sul rendimento di alcuni calciatori. In primis, El Shaarawy e Salah. Doveva essere la Roma di Dzeko e invece è diventata la Roma dei Faraoni. Nel modulo a rombo scelto da Lucio i due partono larghi, pronti ad accentrarsi a seconda dei movimenti di Perotti. Da desaparecido l’ex milanista ora viaggia ad una media di un gol ogni 125 minuti che lo avvicina agli Europei e al riscatto, da esercitare a giugno (per 13 milioni). Stephan ha già segnato alla Lazio (20 ottobre 2012). Come Perotti (9 febbraio 2015) e Dzeko (derby d’andata). All’appello manca soltanto Salah. Marchetti è avvisato.

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